21 Dicembre 2022
“Il Mediterraneo non è una frontiera, i flussi dobbiamo regolarli, garantirli, perché siano garantite le condizioni di dignità e di sicurezza nell’attraversare il mare. Ma non è una frontiera, e quando si è pensato di farla diventare abbiamo creato tanta sofferenza”. Lo ha detto l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, intervenendo all’inaugurazione a Firenze della sede permanente del “Consiglio giovani del Mediterraneo”. “Viviamo il Mediterraneo – ha continuato – come voleva La Pira, con la bellezza dell’incontro, di tante correnti profonde che ci uniscono, da sud a nord e da est a ovest. L’intuizione di La Pira era questa: il nostro Paese come punto d’incontro. Se non c’è questo, è facile che crescano le divisioni e diventi luogo di scontro. Devi investire sull’incontro, sulla conoscenza, sulla relazione”.
Il cardinale si è chiesto come garantire “il cammino comune tra le civiltà del Mediterraneo”. “Con un patto di fraternità – ha risposto -. Ne abbiamo bisogno, ed è il servizio che le Chiese possono offrire a quest’area del mondo. Amore per la casa comune a partire non da presunte solide certezze ma da un amore di testa, cuore, mani e anima”. Il presidente della Cei ha citato l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” che contiene, ha sottolineato, “una grande visione del futuro, per certi versi anche molto lapiriana, La Pira anticipava molti contenuti della Fratelli Tutti”. “Siamo in un momento particolare – ha proseguito – in questi mesi si compiono delle scelte che segneranno il nostro immediato futuro. Che ci sia anche questa visione del Mediterraneo, e che queste scelte abbiano questa consapevolezza è importante. Questo può significare un investimento culturale, creare canali continui tra università… Questa visione aiuterà a impostare il futuro”.
“Siamo arrivati all’assurdità di accettare con indifferenza le morti dei bambini in mare, come fosse normale”, ha commentato al Sir Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana, commentando l’ennesima morte di una bambina di meno di tre anni, dopo essere stata portata già in gravi condizioni al poliambulatorio di Lampedusa. Il barcone alla deriva e poi affondato, con a bordo 161 migranti, era stato soccorso la notte scorsa al largo dell’isola. “Questa ennesima tragedia – ha osservato Forti – accade in un momento in cui si sta dibattendo su un nuovo codice di condotta per le Ong. L’invito che facciamo è tener sempre presente che sulle attività di soccorso in mare succedono molti drammi di questo tipo, per questo andrebbero sostenute e incoraggiate, prevedendo porti di sbarco affinché chi si trova in quelle condizioni possa essere assistito. Allo stesso tempo vanno aumentate le possibilità di ingressi legali e sicuri attraverso corridoi umanitari o altre azioni di cui possano beneficiare persone vulnerabili come le donne sole o bambini così piccoli, perché non siano costretti a mettersi in mare in quelle condizioni”.
Secondo Forti l’ipotesi di fare la domanda di protezione internazionale sulla nave umanitaria “non è una proposta praticabile”. “È una questione di cui si era già discusso in passato – ha ricordato Forti. “Si era già detto che non è materialmente fattibile perché possono esserci condizioni tali che richiedono uno sbarco il prima possibile. Fare la richiesta a bordo non significa che chi non la fa o non è considerato meritevole può essere riportato chissà dove. La cosa importante è che le persone salvate vengano immediatamente portate nel porto più sicuro e appena sbarcate abbiano accesso a tutte le procedure. Il rischio per le persone più fragili e vulnerabili è che aspettando anche un solo giorno in più possano mettere a repentaglio la propria vita. L’unico modo per mettere in sicurezza le persone più fragili è lo sbarco immediato”.
“Il Mediterraneo non è solo un mare ma è un cuore che ha una vocazione abramitica delle tre grandi religioni e una missione: tenere insieme in pace i popoli che abitano nel Mediterraneo che sono rivali nel senso che sono amici dell’altra riva e non nemici”, ha aggiunto l’arcivescovo emerito di Perugia e ex presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, intervenendo all’inaugurazione a Firenze della sede permanente del Consiglio giovani del Mediterraneo. Il cardinale ha sottolineato come questo cammino sia “un’intuizione che abbiamo preso da Giorgio La Pira: perché possa esserci la pace nel mondo, il Mediterraneo deve tornare a essere quello che è”. Infine, il cardinale riferendosi all’iniziativa del Consiglio giovani del Mediterraneo ha ribadito che “è importante portare avanti questo lavoro” e che a farlo ci sia “un Consiglio di giovani”, è “un piccolo segno ma pieno di speranza”.
“Solo la confluenza di diverse identità fa nascere cose nuove. Questo deve essere il nostro stile. Mai pensarci soli e separati. Il mito dell’autonomia è uno dei più esiziali della cultura di oggi”, ha commentato l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, intervenendo all’inaugurazione della sede permanente del Consiglio giovani del Mediterraneo. Adesso “sono i giovani che devono portare avanti questo progetto di incontro tra i popoli, per ascoltarsi ed essere capaci di comprendere il messaggio e la ricchezza che l’altro ci porta”. “I giovani in genere – ha aggiunto Betori – li si riunisce per fare, invece il Consiglio è un elemento di riflessione che richiede una compromissione dell’anima e non solo delle mani. Poi dobbiamo aiutare anche concretamente chi è più svantaggiato all’interno di questo grande lago che è il Mediterraneo”. (Fonte: Sir)
Share this content: