31 marzo 2008
È stata inaugurata ieri mattina a pochi chilometri da Gerusalemme, alla presenza del Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa e del nunzio apostolico Antonio Franco la prima parte del progetto dell’Oratorio Giovanni Paolo II. Il Centro giovanile (in ristrutturazione grazie al contributo della Fondazione Giovanni Paolo II, che porta avanti progetti sostenuti dalla Conferenza episcopale italiana con il contributo dell’8 per mille) sorge a Beit Hanina, il quartiere che – a poche centinaia di metri dal check point di Ramallah – raccoglie ben 600 famiglie cristiane. Hanno partecipato all’inaugurazione il direttore della Fondazione Giovanni Paolo II, Angiolo Rossi ex sindaco di Pratovecchio Arezzo, mons. Rodolfo Cetoloni (vescovo della diocesi di Chiusi-Pienza-Montepulciano), oltre che il presidente della Unicoop Toscana e due assessori della stessa regione. Alla rinascita dell’oratorio, infatti – che è gestito da P. Ibrahim Faltas, francescano e parroco di S. Salvatore – hanno contribuito insieme alla Fondazione Giovanni Paolo II anche altre realtà, come l’Unicoop Firenze (che nel centro giovanile ha allestito una pizzeria, per permettere l’auto-mantenimento della struttura), ma anche la Cisl e Comuni e Province della regione Toscana. La fondazione Giovanni Paolo II ha come obiettivo il dialogo e la cooperazione con le comunità cristiane di Terra Santa ed è da anni impegnata in progetti che si articolano in adozioni a distanza, aiuti alle parrocchie e alle strutture educative (e fioriti ad esempio nel San Francis Millennium Center di Betlemme e nella ristrutturazione dei locali della parrocchia di S. Salvatore). “La fondazione Giovanni Paolo II, ha progetti di aiuto anche per i cristiani del nord di Israele e del sud del Libano”, – ha sottolineato Mons. Rodolfo Cetoloni, che si trova in questi giorni in Terra Santa con alcuni studenti di Arezzo, per un itinerario di formazione articolato in diversi incontri con i giovani di Gerusalemme, di Betlemme e di Gerico. Mons. Cetoloni ha precisato: “Abbiamo in atto progetti di sostegno alle comunità cristiane sia in Galilea, come nel villaggio di Tarshiha, che in Libano, ad esempio a Rmeich; ma anche progetti pronti per la realizzazione, come quello di un ospedale per la diocesi maronita di Tiro”.
a cura di Sara Fornari
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