Giani: “Ha segnato la storia con la sua voce di pace, giustizia e umanità”. Funaro: “Profonda commozione”

Subito molte reazioni in Toscana alla notizia della scomparsa di Papa Francesco.
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani:
“Il dolore e la perdita di Papa Francesco – afferma il presidente Eugenio Giani -, un sentimento che domina ciascuno di noi in un confuso rigenerarsi di emozioni caratterizzate dalla tristezza, ma è indubbio che con Papa Francesco se na va una figura che ha segnato la storia”. “Un uomo – prosegue Giani – che sempre si è espresso facendo sentire alta la sua voce per la pace in un mondo che sembra andare verso i conflitti, un uomo sempre attento e vicino agli ultimi e ai sofferenti”.”Una grande personalità – conclude Giani – sul piano religioso e civile.
Su quello religioso con un processo di rinnovamento della Chiesa ed una maggiore attenzione agli ultimi e ai sofferenti. Sul piano civile un uomo sempre attento ai processi di sviluppo delle società che avessero a cuore la solidarietà, lo sviluppo sostenibile e la cura dell’ambiente. Una personalità che con le sue encicliche ha saputo rapportare la Chiesa a quell’anima di vicinanza alla dimensione più popolare e autentica che indubbiamente giova a un mondo che ha bisogno di figure che, da un punto di vista religioso, siano così vicine e sensibili, con il loro carisma, alla gente comune”.
La sindaca di Firenze Sara Funaro:
“La città di Firenze si unisce con profonda commozione e dolore al cordoglio del mondo intero per la scomparsa di Papa Francesco, pastore che ha saputo incarnare con straordinaria autenticità i valori di solidarietà, semplicità, giustizia e vicinanza agli ultimi. La città e l’amministrazione comunale sono vicini alla Chiesa fiorentina per la scomparsa di Papa Francesco. Ci lascia un punto di riferimento vero per tutto il mondo, da sempre schierato per la pace, dono da perseguire e costruire insieme.
Ha sempre lanciato appelli al confronto e dialogo tra i popoli, anche ieri nel messaggio ‘Urbi et orbi’, invitando a ‘non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo” perché, ha ricordato, ‘sono queste le “armi” della pace’. Il suo esempio e le sue parole, il suo modo di essere sinceramente attento a tutti, soprattutto a coloro che erano invisibili ai più, la tenerezza che mostrava anche nei suoi gesti più piccoli, hanno segnato profondamente il nostro tempo, ricordandoci ogni giorno quanto sia importante guardare oltre noi stessi per abbracciare chi è più fragile.
La sua visita del 10 novembre 2015, in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale, rimane nella memoria della città. In quell’occasione, il Papa tracciò il volto di una Chiesa umile, disinteressata, capace di riscoprire un nuovo umanesimo, sempre attenta a chi è in difficoltà. Indimenticabile resta la sua visita a Barbiana nel 2017, quando rese omaggio alla figura di don Lorenzo Milani. Con quel gesto e con le sue parole, Papa Francesco volle ribadire l’attualità del messaggio del priore: la scuola come strumento di libertà e riscatto, l’educazione come diritto inalienabile, l’impegno per gli ultimi come dovere morale.
Un incontro che sancì un’ideale continuità tra due uomini di Chiesa che hanno fatto della giustizia sociale e della dignità degli esclusi la loro missione. Firenze, città del dialogo e dell’accoglienza, piange oggi un grande uomo, un grande Papa. Il suo insegnamento resterà vivo nei cuori di tutti noi”.
L’ex governatore toscano Enrico Rossi
“Buongiorno. È morto Papa Francesco: il papa della speranza, degli ultimi, dei poveri, dei migranti, della pace e del disarmo, della fratellanza e della giustizia. Fino all’ultimo Francesco ha compiuto il suo dovere e ha fatto sentire la sua voce.
Ecco il messaggio di Pasqua nel quale possono riconoscerci credenti e non credenti.
Cristo è risorto, alleluia! Fratelli e sorelle, buona Pasqua! Oggi nella Chiesa finalmente risuona l’alleluia, riecheggia di bocca in bocca, da cuore a cuore, e il suo canto fa piangere di gioia il popolo di Dio nel mondo intero. Dal sepolcro vuoto di Gerusalemme giunge fino a noi l’annuncio inaudito: Gesù, il Crocifisso, «non è qui, è risorto» (Lc 24,6). Non è nella tomba, è il vivente! L’amore ha vinto l’odio. La luce ha vinto le tenebre. La verità ha vinto la menzogna. Il perdono ha vinto la vendetta.
Il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio, non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno.Sorelle e fratelli, specialmente voi che siete nel dolore e nell’angoscia, il vostro grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte, nemmeno una è andata perduta! Nella passione e nella morte di Gesù, Dio ha preso su di sé tutto il male del mondo e con la sua infinita misericordia l’ha sconfitto: ha sradicato l’orgoglio diabolico che avvelena il cuore dell’uomo e semina ovunque violenza e corruzione.
L’Agnello di Dio ha vinto! Per questo oggi esclamiamo: “Cristo, mia speranza, è risorto”.Sì, la risurrezione di Gesù è il fondamento della speranza: a partire da questo avvenimento, sperare non è più un’illusione. No. Grazie a Cristo crocifisso e risorto, la speranza non delude! Spes non confundit! (cfr Rm 5,5). E non è una speranza evasiva, ma impegnativa; non è alienante, ma responsabilizzante. Quanti sperano in Dio pongono le loro fragili mani nella sua mano grande e forte, si lasciano rialzare e si mettono in cammino: insieme con Gesù risorto diventano pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita.
Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita.La Pasqua è la festa della vita! Dio ci ha creati per la vita e vuole che l’umanità risorga! Ai suoi occhi ogni vita è preziosa! Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare. Quanta volontà di morte vediamo ogni giorno nei tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo! Quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini! Quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti!In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio! Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero.Sono vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese.
Preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo. In pari tempo, il mio pensiero va alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria.Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!Preghiamo per le comunità cristiane in Libano e in Siria che, mentre quest’ultimo Paese sperimenta un passaggio delicato della sua storia, ambiscono alla stabilità e alla partecipazione alle sorti delle rispettive Nazioni.
Esorto tutta la Chiesa ad accompagnare con l’attenzione e con la preghiera i cristiani dell’amato Medio Oriente.Un pensiero speciale rivolgo anche al popolo dello Yemen, che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie “prolungate” del mondo a causa della guerra, e invito tutti a trovare soluzioni attraverso un dialogo costruttivo.Cristo Risorto effonda il dono pasquale della pace sulla martoriata Ucraina e incoraggi tutti gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura.
In questo giorno di festa pensiamo al Caucaso Meridionale e preghiamo affinché si giunga presto alla firma e all’attuazione di un definitivo Accordo di pace tra l’Armenia e l’Azerbaigian, che conduca alla tanto desiderata riconciliazione nella Regione. La luce della Pasqua ispiri propositi di concordia nei Balcani occidentali e sostenga gli attori politici nell’adoperarsi per evitare l’acuirsi di tensioni e crisi, come pure i partner della Regione nel respingere comportamenti pericolosi e destabilizzanti.Cristo Risorto, nostra speranza, conceda pace e conforto alle popolazioni africane vittime di violenze e conflitti, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan e Sud Sudan, e sostenga quanti soffrono a causa delle tensioni nel Sahel, nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi, come pure i cristiani che in molti luoghi non possono professare liberamente la loro fede.Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui.
Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo.La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana.In questo tempo non manchi il nostro aiuto al popolo birmano, già tormentato da anni di conflitto armato, che affronta con coraggio e pazienza le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing, causa di morte per migliaia di persone e motivo di sofferenza per moltissimi sopravvissuti, tra cui orfani e anziani.
Preghiamo per le vittime e per i loro cari e ringraziamo di cuore tutti i generosi volontari che svolgono le attività di soccorso. L’annuncio del cessate-il-fuoco da parte di vari attori nel Paese è un segno di speranza per tutto il Myanmar.Faccio appello a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte! Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano.Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità.
E in quest’anno giubilare, la Pasqua sia anche l’occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici!Cari fratelli e sorelle, nella Pasqua del Signore, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello, ma il Signore ora vive per sempree ci infonde la certezza che anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte. Affidiamoci a Lui che solo può far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5)!
Buona Pasqua a tutti!
FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II
“Abbiamo appreso con dolore la morte del pontefice Papa Francesco, all’indomani della Pasqua che ha voluto con – ora lo sappiamo davvero – tutte le sue forze celebrare in mezzo alla comunità.Ai partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari del 2014, Jorge Mario Bergoglio definì la solidarietà così: “È pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni.
È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, la terra e la casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi”.
È quanto ci sforziamo di fare anche tutti noi, ognuno nel proprio ruolo, della Fondazione Giovanni Paolo II. È quanto ogni giorno fanno i cooperanti tra le comunità dove siamo presenti, è quanto facciamo in Italia ogni giorno nell’accoglienza. Lottare contro le cause strutturali delle disuguaglianze: è la nostra missione, insegnataci anche da San Giovanni Paolo II e che muove ogni nostra giornata e ogni nostro impegno.Nell’ultimo discorso per la Pasqua che abbiamo celebrato solo ieri, Papa Francesco ha invitato alla preghiera per le comunità cristiane del Medio Oriente e delle popolazioni martoriate della guerra, chiedendo riconciliazione e pace, speranza e conforto alle popolazioni vittime di violenze e conflitti nonché l’abbattimento di divisioni politiche ed economiche. Ci ha spronato “a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”.
In questo Lunedì dell’Angelo così doloroso per la Chiesa tutta, la Fondazione Giovanni Paolo II si unisce nell’ultima preghiera pubblica di Papa Francesco e preghiamo con lui e per lui”.
Stefano Scaramelli, presidente del gruppo di Italia Viva e Vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana
<<“Speranza e progresso vengono solo da scelte di pace”. Tra i tanti insegnamenti che ci hai lasciato, le parole con cui hai illuminato il mondo, la via della pace per me resterà sempre la tua cifra. Una vita vissuta in Cristo. Papa Francesco adesso vivrà nei cieli>>. Lo scrive sui social Stefano Scaramelli, presidente del gruppo di Italia Viva e Vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana.
ACLI TOSCANA
«Con la scomparsa di Papa Francesco, perdiamo un padre vero, capace di parlare al cuore delle persone semplici, dei lavoratori, delle famiglie. È un dolore profondo per tutta la comunità delle Acli, che in lui ha sempre riconosciuto una guida spirituale e civile».
Lo afferma Elena Pampana, Presidente Acli Toscana, esprimendo a nome di tutta l’associazione il cordoglio per la morte del Santo Padre.
«Per noi toscani – prosegue Pampana – il legame con Papa Francesco è stato anche diretto: più volte ha scelto la nostra terra per portare un messaggio di speranza e di impegno concreto. Firenze, Prato, Loppiano: in ogni incontro ci ha lasciato parole che hanno tracciato una direzione chiara per chi crede in una fede incarnata nella vita quotidiana, nel lavoro, nella giustizia sociale.»«Il Papa non ha mai smesso di ricordarci che ‘il lavoro è sacro’, che ‘non c’è peggiore povertà di chi è privato della dignità del lavoro’ – aggiunge –.
Ha dato voce agli invisibili, ai precari, ai giovani che non trovano un futuro. La sua attenzione costante al mondo del lavoro, alla dignità della persona, alla pace e alla cura del creato resteranno per noi una bussola etica e sociale.» «Oggi ci stringiamo alla Chiesa intera – conclude Pampana – e lo facciamo con gratitudine. Il suo insegnamento continuerà a ispirare il nostro impegno, nel segno di una fede che si fa azione, accoglienza, coraggio.»
FONDAZIONE ERNESTO BALDUCCI
“Con grande dolore, abbiamo appreso della morte di Papa Francesco, un pontefice che ci ha insegnato tanto.
È stato la nostra guida nella fede e nella carità. In questo momento di lutto, ci sentiamo spogli di una paternità importante, accogliente, rassicurante. Ci lascia affidandoci, come fosse una bussola sulla nostra strada, la cura della vita di ognuno e di tutti. Nel suo ricordo, ci sentiamo più responsabili di aver cura della comunità.È morto nella festività più importante della nostra fede, ossia nella Pasqua, quando la vita ricomincia. Ma anche nell’ultimo momento della sua vita terrena, ha posto prima di tutto Gesù, andandosene all’indomani della celebrazione della Resurrezione di Cristo, quasi a non voler essere protagonista, ma mettendo la luce di Dio davanti alla sua.
Ci uniamo nella preghiera per Papa Francesco e della Chiesa tutta, in questo lutto collettivo”.
RICCARDO NENCINI PRESIDENTE VIEUSSEUX
“Sii in pace, Francesco. Penso a papa Francesco e la mente rincorre aggettivi di pura semplicità: popolare, normale, poco ortodosso. Un crocevia tra due chiese, una pennellata audace nel desiderio di una Chiesa che affronti con decisione la modernità agganciandola alla verità dei Vangeli. L’auspicio è che il conclave non inverta la rotta. Mi ricorda Pertini”.
FRANCESCA VIVARELLI SINDACA DI VAIANO
«Quella di oggi è una grande perdita per il mondo. La voce di Papa Francesco, troppo spesso, è stata una vox clamantis in deserto, ma non ha mai smesso di richiamarci alla giustizia. Il mondo perde un Padre universale, capace di unire laici e credenti nel nome della giustizia sociale, della giustizia ambientale, della Pace. Francesco è stato un gigante del nostro tempo, forse l’unico davvero grande in un’epoca segnata dalla mediocrità».
DMITRIJ PALAGI (SPC)
“Franciscus.La povertà e l’umiltà come metodo di gestione del potere.Una scelta che per chi ha l’opportunità di studiare la Chiesa cattolica del 1200 richiama molte riflessioni, a partire dai paradossi del francescanesimo (anche riferendosi a lui, che francescano non era).La religione esprime anche culture politiche (e ogni ordine a sua volta ha le sue). L’istituzione ecclesiastica romana ha secoli di stratificazione di visioni anche diverse tra loro, ricercando sintesi mai definitive e plurali.È stato un Pontefice in grado di gestire la comunicazione in modo inedito, affascinando anche ambienti apparentemente lontani e senza tenersi distante dall’azione politica più esplicita.In tempi di confusione e disorientamento sembra aver garantito un punto di riferimento, soprattutto sui temi della pace e dell’ambiente.“Se vogliamo preparare il futuro assicurando il bene di ogni persona umana, dobbiamo agire con una sensibilità tanto maggiore quanto più i mezzi a nostra disposizione diventano potenti” (28 aprile 2018).Non un Papa ingenuo.
Ma la Chiesa cattolica ne ha avuti pochi e la sua storia dovrebbe insegnarci a non esserlo, senza negare il dolore che colpisce chi fa parte della comunità che ha guidato, a cui vanno condoglianze sincere”.
MATTEO RENZI
“Francesco ci lascia nell’abbraccio di ieri di Piazza San Pietro. Ieri il suo ultimo viaggio con la Papamobile è il simbolo del suo vivere in mezzo alla sua gente, al suo popolo. Sia in chi crede, sia in chi non crede il Papa argentino lascia una traccia profonda. Nel cuore di chi lo ha incontrato rimane soprattutto il tratto di una affettuosa umanità e di una vivace curiosità per il mistero dell’altro. Pasqua significa Passaggio. E mai come oggi, Lunedì dell’Angelo, avvertiamo il valore di questa espressione. Vedremo che cosa cambierà per questo pazzo mondo con il Conclave. Ma adesso, intanto, è tempo di dire grazie a Papa Francesco per ciò che ha rappresentato, non solo in questi dodici anni di pontificato”.
MISERICORDIA DI FIRENZE
“Care sorelle e cari fratelli, il nostro amatissimo Papa Francesco è tornato oggi alla Casa del Padre.In questo momento di dolore condividiamo le nostre personali preghiere in comunione spirituale. Come ha ricordato questa mattina il Cardinale Farrell : “ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei poveri e degli emarginati”. Care sorelle e cari fratelli preghiamo, quindi, affinchè l’insegnamento di Papa Francesco continui a guidare la nostra opera a favore dei malati, degli anziani e di tutti i bisognosi ai quali la nostra Misericordia si rivolge da secoli”.
Il Provveditore
I SINDACI DEL CHIANTI
Il cordoglio profondo e collettivo per la morte di Papa Francesco che si è spento questa mattina all’età di 88 anni si diffonde nel territorio chiantigiano. Vicini ai cittadini e alle cittadine della comunità cristiana, i Comuni dell’Unione del Chianti fiorentino (Barberino Tavarnelle, Greve in Chianti, San Casciano in Val di Pesa) hanno scelto di esprimersi ad una sola voce per sottolineare la grave perdita del Pontefice e riconoscere la centralità della figura umana, nonché il ruolo spirituale, culturale e politico ricoperto dal marzo 2013.
“Papa Bergoglio ha rappresentato una guida spirituale di grande equilibrio per la comunità internazionale, – dichiarano Paolo Sottani, Roberto Ciappi e David Baroncelli – ha esercitato il suo pontificato in un momento complesso, tra i più bui della storia, segnato da pandemie, conflitti e tensioni internazionali, emergenze legate ai cambiamenti climatici. Si è contraddistinto per le sue idee e le sue azioni riformatrici e progressiste che lo hanno spinto a lottare con la parte più conservatrice della Chiesa cattolica di cui era la massima autorità”.
“Riconosciamo in lui le qualità di un grande leader spirituale, impegnato a leggere ed interpretare la realtà con una non comune apertura di vedute sul mondo, teso ad affrontare concretamente i grandi nodi della contemporaneità, tra cui l’ambiente, le migrazioni, le battaglie sul riconoscimento e l’affermazione dei diritti umani. Un papa, il primo proveniente dal continente americano, che ha ispirato, ha insegnato, ha dato l’esempio, promuovendo valori a lui particolarmente cari quali l’inclusione, l’accoglienza, il sostegno agli ultimi e ai deboli, di cui il mondo avrebbe avuto bisogno per continuare a percorrere la strada di pace e speranza tracciata con l’apertura del Giubileo”.
LA SINDACA DI PRATO
“Da oggi il mondo è un po’ più solo, senza una voce forte e autorevole che richiami senza esitazioni ai valori universali della fratellanza e del rispetto tra i popoli”.Così la sindaca Ilaria Bugetti ha ricordato la figura di Papa Francesco non appena ha appreso della sua scomparsa. “Sono stati oltre dodici anni di pontificato caratterizzato dall’attenzione agli ultimi e al servizio del prossimo, dalla semplicità dei gesti e delle parole, dall’impegno quotidiano per la pace. – commenta Bugetti – E’ stato un esempio fulgido di umiltà e di forza, di dolcezza e di schiettezza, un pastore affettuoso e determinato.
Ha scelto il nome di Francesco e ne ha portato il peso e la luce, stando sempre dalla parte degli ultimi. Con gesti semplici e parole profonde ha saputo parlare a tutti, credenti e non credenti, senza mai tirarsi indietro davanti alle sfide del nostro tempo. “La vera potenza è il servizio. Bisogna prendersi cura delle persone con amore e con tenerezza”. Un’eredità profonda – conclude Bugetti – che custodiremo sempre”. Il pensiero va anche alla visita che il pontefice ha fatto a Prato il 10 novembre 2015.
La sindaca, all’epoca consigliera regionale, ha vissuto quel momento da vicino. Questo il suo ricordo: “L’arrivo del Papa a Prato nel 2015 fu preparato da una notte di festa in tutto il centro. La ricordo bene perché si alternavano canti e pellegrini che arrivavano. Un tempo quasi sospeso, degno di una veglia prima della festa. Quella mattina avevo un’emozione che non so descrivere. Ma so bene che non la scorderò mai”.La sindaca, a nome di tutta l’Amministrazione comunale invierà un telegramma di condoglianze al vescovo di Prato, Giovanni Nerbini.Le bandiere sul Palazzo comunale e Palazzo Pretorio saranno issate a mezz’asta.
FONDAZIONE STENSEN
“Abbiamo perso un Papa forse unico nella storia umana. Ha tentato in tutti modi di riportare la Chiesa cattolica, con coraggio e determinazione, alla sua origine evangelica, dopo così tanti secoli di teocrazia. Il suo pontificato segna una svolta, un innovativo cambio di sensibilità, alla maniera del lievito nella pasta, che buona parte dell’episcopato e del clero attuale non è forse ancora pronta a recepire”.Con queste parole Padre Ennio Brovedani, gesuita, presidente della Fondazione Stensen di Firenze, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del Santo Padre.
“La Fondazione Stensen vive con molta tristezza, questo momento, in quanto, in una società sempre più plurale, — caratterizzata, cioè, da una coesistenza ma non ancora convivenza di diverse culture, etnie e confessioni religiose, dai valori spesso non convergenti, — si è sempre riconosciuta nell’insegnamento di Papa Francesco a cominciare dall’indicazione e valutazione di alcune sfide del mondo attuale”.
“In 12 anni di pontificato – ha continuato Brovedani – Papa Francesco ha abbozzato e prospettatoil nuovo volto che la Chiesa dovrà assumere all’inizio di questo terzo millennio, non solo una vera e propria riforma della chiesa, ma anche una rinnovata comprensione e traduzione della dottrina cattolica in un linguaggio comprensibile e recepibile dall’uomo contemporanee”. E poi: “La nuova evangelizzazione (soprattutto oggi) è “conversione alla prossimità” e non conversione al cristianesimo-cattolicesimo, o a una dottrina, come per molto tempo si è inteso e praticato.
Essa comporta una fede autenticamente evangelica che libera e predispone al servizio, e non una fede individualistica, spesso narcisistica, che si ripiega su sé stessa ed è, piuttosto, espressione di una possibile nevrosi, se non addirittura di un’ideologia in cui l’io si protegge, si difende e si gratifica. Perché la fede cristiana è realizzazione dell’umano e non fuga da esso. Il cristiano, in altri termini, si relaziona con gli altri e con il mondo, nella logica della comunione, convinzione e del servizio, e mai del possesso predatorio o dell’imposizione di una dottrina.
Sarebbe una mancanza di rispetto della dignità culturale e confessionale altrui”.
E infine: “La fede, infatti, come spesso ribadisce Papa Francesco, non è (o non nasce da) una visione o precomprensione ideologica (la pretesa, cioè, di possedere una verità rivelata sull’uomo, a cui spetta l’ultima parola, come sicuro baluardo contro le insidie del relativismo, come a volte si sente dire). La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa”.
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