Nel mese di settembre viene celebrata in tutto il mondo la Settimana Internazionale delle Persone Sorde. «Un mondo dove le persone sorde possano usare la propria lingua dei segni ovunque!» è il tema scelto per quest’anno che ci accompagnerà dal 18 al 24 settembre. Nel mondo le lingue dei segni sono circa 300, e gli Stati molto lentamente le hanno riconosciute e fatte proprie. In Europa, ha iniziato nel 1997 il Portogallo, mentre l’Italia riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (LIST) con una legge solo dal 2021.
Nel 2017 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto il 23 settembre come giorno per ricordare, riconoscere e promuovere le lingue dei segni.
Quest’anno, in Italia, la manifestazione nazionale e un convegno di tre giorni, si svolgerà a Palermo.
Uno degli obiettivi che dobbiamo porci è quindi il bilinguismo, qualcosa è stato fatto: ma è troppo poco. Senza mai dimenticare l’impegno verso la prevenzione, seguendo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nel mondo più del 5% della popolazione soffre di disturbi uditivi di varia entità che incidono pesantemente sulla qualità della vita, mentre le persone sorde sono oltre 70 milioni.
Altro impegno che dobbiamo prenderci è quello degli screening prenatali per risolvere le problematiche uditive nei bambini.
In alcune aree del mondo la situazione è particolarmente grave. Nei Territori dell’Autorità Palestinese, per esempio, il 3% della popolazione palestinese ha problemi di udito, una delle percentuali più alte al mondo. Gli studi hanno dimostrato, soprattutto a Betlemme, grazie all’Istituto Effetà, che la sordità nei bambini è da imputarsi all’eredità genetica, causata dai matrimoni fra consanguinei.
La Fondazione Giovanni Paolo II ha deciso di impegnarsi tutti i giorni dell’anno a supportare i bambini e le bambine audiolesi, con un progetto «Sentiamoci bene» finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che intende aiutare chi nasce in Medio Oriente ad avere una diagnosi precoce e una cura che permetta di inserirsi nella comunità, nella scuola e nel mondo lavorativo.
Il progetto, iniziato a Betlemme, collaborando con Effetà, recentemente, si è allargato alla Giordania, nelle città di Irbid, Al-Kourah, Tafila, Aqaba, Kerak, Ruseifa, Amman, Salt.
Renato Burigana
Firenze, 20 Settembre 2023
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