Grazie di Cuore

Grazie di Cuore

10 candeline per Il Cuore si scioglie: esperienze, valori, incontri fra realtà diverse, all’insegna della solidarietà

di Rossana De Caro

Tutto iniziò nel 2000 con un incontro fra l’allora presidente di Unicoop Turiddo Campaini e il cardinale Silvano Piovanelli. Il fatto fece scalpore da entrambe le parti: laici e cattolici, insomma il “diavolo e l’acquasanta” insieme! Ma la condivisione di intenti prevalse e gli steccati furono infranti per dare vita ad un progetto socialmente rilevante, che andava al di là di ogni ideologia e passione politica. Nacque così Il Cuore si scioglie, ovvero le adozioni a distanza dei bambini nei paesi del sud del mondo e tutte le iniziative collaterali di sostegno, con Arci e centri missionari insieme. Da allora sono trascorsi 10 anni, e la campagna del Cuore è diventata una realtà importante, vanto e orgoglio di coloro che ci hanno creduto: della Cooperativa, in primis, e di chi l’ha affiancata e sostenuta in questo tempo.

 

Volontari alla riscossa

Un decennio importante che ha visto un fronte attivo che con gli anni e il tempo si è ampliato: sono cresciuti il desiderio e la volontà di impegnarsi per una società più giusta e soprattutto più solidale nei confronti di chi ha meno ed è più sfortunato, un esempio concreto per contrastare quegli episodi d’intolleranza sempre più frequenti anche in una terra di antica civiltà come la Toscana.
«È un’idea forte e attuale – racconta Daniela Mori, responsabile dei progetti sociali di Unicoop Firenze –. Portare un aiuto a chi vive in condizioni differenti e più difficili, mobilitando le persone, con tanti volontari sul territorio, una rete che si è allargata nel tempo, un coinvolgimento generale che va dalla parrocchia, al circolino, alle associazioni più diverse, perfino agli studenti delle scuole superiori, per noi è un successo. Questo “meticciamento” culturale ha portato infatti ad un arricchimento generale con scambi reciproci senza prevaricazioni: fare delle cose insieme apre prospettive di nuovi orizzonti».

Daniela Mori

Tanti progetti

Il periodo di Natale è il momento più bello per fare un bilancio collettivo di quello che è stato realizzato. È il momento della raccolta dei risultati, delle riflessioni, di far conoscere a sempre più persone le iniziative in corso e future.
Ultimamente, ai tanti movimenti che collaborano alle varie iniziative del Cuore, dalla Fondazione Giovanni Paolo II, all’Arci Toscana, al Movimento Shalom, per citarne alcuni, si sono uniti due nuovi importanti soggetti che danno ancora maggiore “forza” e lustro alla campagna: la comunità di Sant’Egidio, promotrice del progetto Bravo, per la registrazione all’anagrafe dei bambini, ed Emergency per un sostegno alla clinica pediatrica di Bangui nella Repubblica Centrafricana. Importanti i progetti di sostegno allo sviluppo del lavoro nella propria terra come la costruzione di un granaio (la banca dei cereali) in Burkina Faso per fronteggiare la fame in modo che la gente possa alimentarsi anche nei periodi di scarsezze di risorse. Ma non solo.
«Esportare e sviluppare il lavoro in un paese come la Palestina è un ulteriore tassello nella costruzione del processo di pace», afferma Renato Burigana coordinatore del comitato scientifico della fondazione Giovanni Paolo II che segue attualmente il progetto di un centro di formazione professionale nei territori autonomi palestinesi. «Così come la realizzazione di una scuola (altro progetto del Cuore 2004) per i bambini dei territori occupati, significa toglierli dalla strada e dai rischi della guerriglia», conclude Burigana, recentemente tornato dalla Terra Santa.
Franco Cioni, direttore soci e strategie di Unicoop Firenze, ci parla invece del nuovo progetto in Perù a Lima, dove ad agosto ha guidato una delegazione di soci per verificare i progetti finanziati dalla cooperativa. «A Lima esiste una realtà complessa – ci dice -, difficile ed economicamente depressa, con uno stato di degrado diffuso soprattutto nelle zone periferiche».
Il progetto di quest’anno prevede la realizzazione di una nuova casa del Manthoc (un movimento autoorganizzato di bambini e lavoratori) nel quartiere degradato di Amauta. «Si tratta di una struttura gestita da questo sindacato di bambini e adolescenti che lavorano e studiano, con laboratori di formazione professionale e una serie di attività artigianali; è, inoltre, anche un luogo di aggregazione e socializzazione importantissimo per questi ragazzi per migliorare la qualità della loro vita».

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