di Viola Nouhi, 5 Ottobre 2023
Era il 1997 quando Micheline Al-Sous, una delle 9 logopediste dell’Istituto Effetà, dopo la laurea in scienze dell’educazione scoprì la scuola di Betlemme e rimase subito colpita dall’innovativo metodo educativo. “Prima di quel momento non avevo mai visto bambini sordi parlare!” confessa timidamente.
Con il tempo, Micheline e tante altre sue colleghe decisero di imparare i trucchi del mestiere da chi Effetà l’ha vista nascere: “Le Suore ci hanno insegnato tutto quello che sapevano sulla logopedia!”. Fino al 2013 in Palestina infatti non esisteva nessuna facoltà di logopedia, chi voleva intraprendere questo percorso era costretto a spostarsi in Giordania, poi l’università di Birzeit (città a nord di Gerusalemme) inaugurò il corso di laurea in audiologia e Logopedia.
“In un contesto come quello Palestinese – ci spiega Micheline – parlare è fondamentale per questi ragazzi perchè in Cisgiordania la lingua dei segni non è compresa da tutti per questo motivo è importante preparare i ragazzi a interagire autonomamente.” “Quello che mi chiedo è se questi ragazzi andranno in banca o negli ospedali come si potranno far capire solo con la lingua dei segni? – continua la logopedista – Ci dovrebbe essere in ogni esercizio pubblico un interprete ma spesso non è così. Quindi il compito della logopedia è proprio questo: permettere ai ragazzi di farsi capire da tutti!”
Anche le famiglie giocano un ruolo fondamentale in questa formazione, come ci tiene a precisare la logopedista. Da quando è a Effetà molti genitori, che vedendo i risultati, decidono di affidare i propri figli alla guida delle insegnanti. Il successo degli studenti è un incastro di tante persone che lavorano dietro le quinte: genitori, le logopediste, le maestre e le Suore Dorotee.
A Betlemme però la politica si mescola con la quotidianità e gli eventi che accadono fuori da Arafat Street, sede dell’Istituto, sono parte della vita e della didattica dei ragazzi audiolesi. Come ci spiega Al Sous, la maggior parte dei ragazzi arriva da Hebron (città a Sud distante circa 20km dall’Istituto) e per loro venire a scuola è una fatica. Spesso trovano le strade principali chiuse e devono trovare sempre delle alternative, questo fa sì che si debbano svegliare all’alba, arrivando a scuola già stanchi.
La situazione sociopolitica attuale e passata, ha influenzato anche l’aggiornamento delle insegnanti: “anni fa, avevamo molte relazioni con altri paesi come Paesi Bassi, Italia. Molti dottori e professori venivano spesso a darci consigli e a visitare la scuola, ora il numero si è ridotto drasticamente.” Ma a Effetà nessuno si è mai fatto scoraggiare e il lavoro continua sia con i ragazzi, che con i genitori: “Da anni facciamo molti incontri per le famiglie, capiamo che avere un figlio sordo sia una difficoltà e vogliamo aiutarli”.
Per Micheline, Effetà non è un luogo di lavoro, è casa, come ci tiene a ribadire. E’ una famiglia fatta di tante persone, grandi, piccole, cristiane e musulmane ma è una famiglia dove l’amore e la pazienza non mancano mai. Ogni ragazzo che esce da quella scuola in grado di parlare è un successo, condiviso da tutti.
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