“Conversazioni” è la rubrica del magazine della Fondazione Giovanni Paolo II che raccoglie punti di vista su temi di attualità, società, economia e cultura. L’obiettivo è offrire uno spazio di dialogo aperto a tutti dove ognuno è libero di esprimere le proprie idee.
L’opinione pubblica è rimasta sconcertata dai mutamenti rapidi della politica nazionale ed europea in tema di accoglienza ai migranti. Dagli arrivi sorvegliati in seguito agli accordi per l’operazione europea Sophia, al regime più rigido e razionale del governo Gentiloni, ispirato dal ministro dell’Interno Marco Minniti, alla chiusura quasi totale dei porti del governo gialloverde, per iniziative di Matteo Salvini, alla situazione attuale di arrivi incontrollati. Il guaio è che non esiste una legislazione europea omogenea che regoli il tema dell’immigrazione, anche se, negli ultimi due anni, sulla spinta dei Paesi mediterranei, l’Europa sta cercando faticosamente di creare un sistema d’accoglienza e integrazione che risponda ai principi della legislazione internazionale e a quelli dei Trattati. Ma, finora, con scarso successo, vista l’opposizione di molti Stati membri, in particolare della Germania e dei suoi satelliti e di alcuni Paesi dell’Est.
Il tema è adesso all’ordine del giorno per gli arrivi incessanti di migranti dalle coste africane in Sicilia, che sono triplicati rispetto agli anni scorsi, senza che l’Europa abbia fatto gran che per accoglierli e per le morti sempre più frequenti di disperati nelle traversate del Mediterraneo organizzate dai trafficanti di uomini. Gli unici atti recenti sono stati accordi conclusi prima con la Turchia e poi con la Tunisia. Soldi a quei governi per limitare le partenze, non certo un modello di solidarietà. Occorre perciò che i governanti europei rinuncino a difendere le posizioni egoistiche di ciascuno Stato e che le istituzioni europee prendano il comando delle operazioni, come hanno fatto per le emergenze pandemia e Ucraina. Solo così si riuscirà a risolvere questa drammatica situazione. Da un lato occorre favorire il progresso dei Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo e dall’altro di organizzare un’accoglienza e un’integrazione degna di questo nome e rispondente alle leggi internazionali e alle tradizioni della nostra civiltà. Onu e Ue, se ci siete, battete un colpo prima che sia troppo tardi.
Paolo Padoin
Paolo Padoin, fiorentino, ha lavorato tutta la vita nella Pubblica Amministrazione ricoprendo anche il ruolo di Prefetto. Ha concluso la sua carriera come Prefetto di Firenze. Negli ultimi anni è stato eletto Presidente dell’Opera di San Lorenzo, essendo – come ripete spesso – l’unico fiorentino dopo i Medici ad aver vissuto nei due luoghi simbolo della famiglia fiorentina, il Palazzo Medici Riccardi e la Basilica di San Lorenzo.
Firenze, 4 Ottobre 2023
Share this content: