La città di Firenze ha accolto l’insediamento dei 34 partecipanti, provenienti da 18 Paesi. Il progetto è stato inaugurato alla presenza del sindaco Dario Nardella, dell’arcivescovo cardinal Giuseppe Betori, e dal segretario generale della Cei Giuseppe Baturi. Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira: solo insieme si può sperare in un futuro che ci affranchi da miseria, sofferenza e conflitti
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano, 15 Luglio 2023
Guardare alle nuove generazioni per interpretare le criticità del nostro tempo, spingendoli ad avanzare proposte concrete partendo dal basso. A Palazzo Vecchio si è riunito il 13 luglio per la prima volta il Consiglio dei giovani del Mediterraneo – voluto dalla Conferenza episcopale italiana dopo il Forum del Mediterraneo del 2022 – composto da 34 ragazzi provenienti da 18 Paesi che, per una settimana, dovranno discutere di temi complessi e attuali: fede, comunità, dialogo, accoglienza, impegno civico. Il Consiglio ha scelto Firenze come sede permanente con lo scopo di portare avanti il messaggio di Giorgio La Pira, don Milani, don Facibeni, don Bensi. Figure che attraverso il loro lavoro, le loro vite e il loro impegno pastorale resero i giovani protagonisti attivi nella società, invitandoli ad agire concretamente per indirizzare il loro futuro.
Una scommessa sui ragazzi
A presentare l’incontro, il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’arcivescovo di Firenze, il cardinal Giuseppe Betori e il segretario generale della Cei Giuseppe Baturi. In particolare, l’arcivescovo di Firenze ha chiesto ai ragazzi “il coraggio di scelte impossibili” sottolineando come “oggi sembra che il mondo stia recuperando nazionalismi obsoleti, pericolosi pensieri razzisti e veda la guerra come via per la possibile risoluzione dei conflitti” e ricordando ai giovani che “di fronte alle migliaia di migranti in fuga dalla violenza e dalla povertà, molti dei quali perdono la vita in mare, occorre riscoprire il ruolo politico delle città. Perché unire le città significa unire il mondo”. A fronte di tanti giovani che, in varie parti del mondo, “sono convocati per imparare a odiare e mandati a combattere gli uni contro gli altri”, Baturi ha sottolineato il gesto di stima e fiducia che, invece, la creazione del Consiglio rappresenta, “una vera scommessa sulle nuove generazioni”. Tra i presenti anche Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira, che a Vatican News racconta la natura del progetto:
Qual è lo scopo del Consiglio e con quale spirito i ragazzi si sono approcciati a questo evento?
Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo nasce con una precisa vocazione, l’obiettivo è innanzitutto quello di dare concreta attuazione a questo progetto che comprende circa 40 giovani, indicati dalle Conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese orientali. Per noi il primo passo è quello di avviare un processo di conoscenza e di condivisione interno alle chiese cattoliche di cui questi giovani sono espressione con uno scopo superiore, quello di un dialogo ecumenico e interreligioso, spirituale e culturale.
Qual è il ruolo dei giovani in questo tempo di incertezza e conflitto?
L’incarico che queste nuove generazioni dovranno svolgere è difficile perché le condizioni oggi sono oggettivamente complesse. La prospettiva che dobbiamo avere noi adulti però è quella di affidare ai giovani la costruzione di un futuro migliore del presente che stiamo attraversando, e non possiamo farlo se non affidandoci alla speranza e alla responsabilità che questi ragazzi avvertono e delle azioni che sapranno mettere in campo di conseguenza. Soprattutto nel Mediterraneo hanno la missione di creare un orizzonte di pace perché, come sosteneva Giorgio La Pira, la pace nel Mediterraneo a sua volta sarà la pace per il mondo intero. E i ragazzi del Consiglio hanno immediatamente colto questo impegno.
Durante l’incontro il cardinale Giuseppe Betori ha ricordato l’importanza della Carta di Firenze, firmata proprio a Firenze l’anno scorso al termine del secondo incontro dei vescovi del Mediterraneo. Che valore ha oggi questa Carta e quali sono le sfide della sua applicazione?
Sono le sfide di un tempo complesso. Durante questo primo incontro abbiamo affidato ai ragazzi cinque parole, che nascono dalla Carta e che racchiudono lo spirito del Consiglio. Sono parole che emergono dalle urgenze che ogni giorno di più vediamo affermarsi sotto i nostri occhi: Fede, Comunità, Dialogo, Accoglienza e Impegno civico. Cinque paradigmi attorno ai quali è stato chiesto loro di costruire una progettazione iniziale, cinque note di un primo spartito capace di portare ad una condivisione profonda.
Come la Fondazione La Pira pensa sia possibile incrementare il dialogo e la collaborazione tra i popoli del Mediterraneo?
Nella nostra Fondazione c’è la consapevolezza che l’unione tra i popoli è innanzitutto unione tra i singoli e che la pace tra i popoli si costruisce attraverso la pace all’interno della singola comunità. Dunque sono gli incontri personali e individuali a portare frutti, che poi maturano nelle relazioni tra le nazioni. Il dialogo deve partire dal basso. Ecco perché l’idea di questo Consiglio dei giovani mette al centro ragazzi di non più di 30 anni. Con questa scelta volevamo rivolgerci a coloro che un domani potranno costituire la classe dirigente dei loro Paesi e che dovranno fin da subito aver maturato una consapevolezza: da soli non si risolvono i problemi dell’umanità e soltanto la spinta comune riesce a farci sperare in un futuro che ci affranchi dalla miseria, dalla sofferenza e dalla prospettiva della guerra che sta ritornando ad occupare la nostra quotidianità.
Ascolta l’intervista a Patrizia Giunti
La ville de Florence a accueilli jeudi 13 juillet les 34 jeunes participants de 18 pays au Conseil des jeunes de la Méditerranée. Le projet a été inauguré en présence du maire de la capitale toscane, Dario Nardella, du cardinal Giuseppe Betori, archevêque de la cité médicéenne, ainsi que du secrétaire général de l’épiscopat italien Giuseppe Baturi.
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano, 15 Juillet 2023
Regarder vers les plus jeunes pour interpréter les questions cruciales de notre époque, et avancer des propositions concrètes. Le Conseil des jeunes de la Méditerranée -souhaité par l’épiscopat italien dans le sillage du sommet de Florence organisé en février 2022- s’est réuni pour la première fois le 13 juillet au Palazzo Vecchio. Il est composé de 34 jeunes de 18 pays qui, pendant une semaine, débattent de thèmes complexes et actuels: foi, communauté, dialogue, accueil, engagement civique. Le Conseil a choisi Florence comme siège permanent dans le but de porter le message du vénérable Giorgio La Pira, entre autres.
Un pari sur les jeunes
Le maire de Florence, Dario Nardella, l’archevêque de Florence, le cardinal Giuseppe Betori, et le secrétaire général de la Conférence épiscopale italienne, Giuseppe Baturi, ont présenté la rencontre. L’archevêque de Florence a notamment demandé aux jeunes «le courage de faire des choix impossibles», dans un monde qui considère la guerre «comme le moyen de résoudre les conflits». Le cardinal Betori a rappelé aux jeunes combien «face aux milliers de migrants qui fuient la violence et la pauvreté et dont beaucoup perdent la vie en mer», nous devons «redécouvrir le rôle politique des villes». «Unir les villes, c’est unir le monde», a relevé l’archevêque florentin.
Entretien avec Patrizia Giunti, présidente de la Fondation La Pira, présente lors de la première réunion à ce conseil de jeunes.
Quel est l’objectif du Conseil et dans quel esprit les jeunes ont-ils abordé cet événement?
Le Conseil des jeunes de la Méditerranée est né avec une vocation précise. L’objectif est d’abord de concrétiser ce projet qui regroupe une quarantaine de jeunes, indiqués par les Conférences épiscopales et les synodes des Églises orientales. Pour nous, le premier pas est d’initier un processus de connaissance et de partage au sein des Églises catholiques dont ces jeunes sont l’expression avec une finalité supérieure, celle du dialogue œcuménique et interreligieux, spirituel et culturel.
Quel est le rôle des jeunes en cette période d’incertitude et de conflit?
La tâche que ces nouvelles générations devront accomplir est difficile car les conditions actuelles sont objectivement complexes. La perspective que nous, adultes, devons avoir est de confier aux jeunes la construction d’un avenir meilleur que le présent que nous vivons, et nous ne pouvons le faire qu’en nous appuyant sur l’espoir et la responsabilité que ces jeunes ressentent et sur les actions qu’ils seront capables de mettre en place en conséquence. Ils ont surtout pour mission de créer en Méditerranée un horizon de paix car, comme l’a dit Giorgio La Pira, la paix en Méditerranée amènera la paix pour le monde entier. Les jeunes de ce Conseil ont immédiatement saisi cet engagement.
Le cardinal Giuseppe Betori a rappelé l’importance de la Charte de Florence, signée l’année dernière à l’issue de la deuxième rencontre des évêques méditerranéens. Quelle est la valeur de cette Charte aujourd’hui et quels sont les défis de son application?
Lors de cette première rencontre, nous avons confié aux jeunes cinq mots qui découlent de la Charte et qui résument l’esprit du Conseil. Ces mots font émerger des urgences que nous voyons s’affirmer chaque jour davantage sous nos yeux: Foi, Communauté, Dialogue, Accueil et Engagement citoyen. Cinq paradigmes autour desquels il leur a été demandé de construire un premier dessin, cinq notes d’une première partition capable de conduire à un partage profond.
Comment la fondation La Pira envisage-t-elle d’accroître le dialogue et la collaboration entre les peuples de la Méditerranée?
Nous sommes conscients que l’union entre les peuples est avant tout une union entre les individus et que la paix entre les peuples se construit par la paix au sein de la communauté individuelle. Ce sont donc les rencontres personnelles et individuelles qui portent des fruits, lesquels se transforment ensuite en relations entre les nations. Le dialogue doit partir de la base. C’est pourquoi l’idée de ce Conseil des jeunes se concentre sur les moins de 30 ans. Par ce choix, nous avons voulu nous adresser à ceux qui constitueront peut-être un jour la classe dirigeante de leur pays et qui doivent avoir mûri d’emblée une prise de conscience: seuls, nous ne pouvons pas résoudre les problèmes de l’humanité et seul un élan commun peut nous donner l’espoir d’un avenir qui nous libère de la misère, de la souffrance et de la perspective de la guerre, qui revient occuper notre quotidien.
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