Francesco ipotizza la tappa francese dopo i forum dei vescovi a Bari e a Firenze. In Toscana il cardinale Zuppi consegna il Consiglio dei giovani del bacino e invita a dare «continuità» all’iniziativa
Giacomo Gambassi, mercoledì 21 dicembre 2022
«C’è bisogno di dare continuità agli Incontri del Mediterraneo». Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, sceglie Firenze per indicare la rotta nel cammino di dialogo cominciato a Bari nel 2020 con il “G20 ecclesiale” che aveva riunito per la prima volta i vescovi di venti Paesi del bacino e proseguito nel capoluogo toscano lo scorso febbraio con il “doppio” forum di vescovi e sindaci che aveva portato anche alla firma congiunta di una Carta per la pace e lo sviluppo. Due appuntamenti promossi dalla Cei e concepiti dal predecessore di Zuppi, il cardinale Gualtiero Bassetti, sui passi di Giorgio La Pira che invitava a “unire le città per unire le nazioni”.
Presentando sabato a Firenze, all’Istituto degli Innocenti, il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, opera-segno dell’evento di dieci mesi fa, il presidente della Cei non solo raccoglie il testimone lasciato da Bassetti ma rilancia la scommessa di fare del grande mare un luogo dell’incontro, «non una frontiera» perché «quando si è pensato di farlo diventare tale, abbiamo creato tanta sofferenza». Le sue parole che riportano nell’agenda della Chiesa italiana il Mediterraneo e che sollecitano la Penisola a essere «ponte per il dialogo» precedono di poche ore quelle del Pontefice che nell’intervista pubblicata domenica dal quotidiano spagnolo Abc annuncia: «Forse l’anno prossimo andrò a Marsiglia per l’Incontro del Mediterraneo». Ma tiene a precisare che «non è un viaggio in Francia» perché «la mia prima scelta è stata quella di visitare i Paesi più piccoli d’Europa. Non sono stato in nessun Paese grande d’Europa. Sono andato a Strasburgo, e non per la Francia, ma per visitare le istituzioni europee».
Il Papa non fa ulteriori riferimenti ma a Bari era stato lui a concludere l’appuntamento. L’ipotesi che Marsiglia possa essere la nuova tappa del “summit” dei vescovi è legata a più fattori: l’arcivescovo che guida la diocesi è Jean-Marc Aveline, figura vicina a Francesco che lo scorso agosto lo ha creato cardinale e che, come lui stesso si definisce, è una “porpora mediterranea” anche perché è nato in Algeria; la città, ritenuta la più araba fra quelle europee dove un abitante su tre è musulmano e “capitale del meticciato” per la presenza di gruppi etnici del Nord Africa e dell’Oriente, è un laboratorio sociale, ma anche ecclesiale, del dialogo fra le sponde; e poi Marsiglia è una delle periferie del continente dove si intrecciano problemi e speranze. A raccontarla a Firenze è don Alexis Leproux, vicario episcopale per le relazioni mediterranee, un organismo che non ha corrispettivi nelle diocesi della regione. «Siamo chiamati a garantire uguale dignità alle differenti culture e a promuovere la diversità messa in discussione dalla globalizzazione economica», sostiene il sacerdote francese. E indica tre vocali che rimandano ad altrettanti ambiti d’impegno: l’identità che «non può essere un muro»; la cura che «significa attenzione alle fragilità»; la gratuità che «è richiamo al farsi prossimi».
«Per assicurare un cammino comune tra le civiltà del Mediterraneo» serve «un patto di fraternità», spiega Zuppi. Ed «è il servizio che le Chiese possono offrire a quest’area del mondo. Passione per la casa comune a partire non da presunte solide certezze ma da un amore di testa, cuore, mani e anima», avverte il presidente della Cei citando l’enciclica Fratelli tutti che, aggiunge, «ha una visione molto lapiriana». E poi l’urgenza di ascoltare «il grido dei poveri» per «compromettersi» e «attivare la solidarietà e la comunione». Alle nuove generazioni Zuppi chiede di mettersi in gioco. Come accadrà con il Consiglio dei giovani del Mediterraneo di cui faranno parte i ragazzi indicati dalle Chiese del bacino e che non solo si riuniranno in Toscana ma promuoveranno anche scambi, gemellaggi, seminari di studio. «Occorre che un’intuizione come quella degli Incontri del Mediterraneo dia frutti concreti», dice Mario Primicerio a nome delle quattro realtà fiorentine a cui la Cei affida la consulta: la Fondazione Giorgio La Pira, il Centro internazionale studenti Giorgio La Pira, l’Opera per la gioventù Giorgio La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II. «Ai ragazzi consegniamo un progetto nel segno della conoscenza», ricorda il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori.
Ci sono, comunque, esperienze che stanno già unendo i Paesi affacciati sul grande mare. È il caso del campo internazionale dell’Opera La Pira che da anni «raduna giovani di fedi e tradizioni diverse», riferisce una delle protagoniste, Giulia Passaniti. Oppure Rondine-Cittadella della pace che alle porte di Arezzo, grazie alla Cei, ha accolto e formato undici ragazzi delle verie rive, come la libanese Nathalie Abdallah che nella sua terra ha realizzato un itinerario di “trasformazione dei conflitti” coinvolgendo le scuole. «I giovani non vanno lasciati soli e la Chiesa non può deluderli», sprona il vescovo Cesar Essayan, vicario apostolico latino di Beirut, ripercorrendo la crisi che vive il suo Paese dove anche le tensioni religiose crescono. E racconta la reazione musulmana a certe scelte politicamente corrette dell’Europa: «La decisione di togliere il crocifisso da un luogo pubblico viene letta come mancanza di rispetto per il proprio Dio». Allora la sfida è quella della «convivialità mediterranea», come la chiama il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Consegnata ai giovani. «È ciò che mi dà maggiore speranza», dice il cardinale Gualtiero Bassetti. Perché loro «hanno la forza di portare avanti i sogni».
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