Il progetto presentato persino a Papa Francesco a un passo dal naufragio: i 3,5 milioni del finanziamento rischiano di tornare al mittente. La gara d’appalto dovrebbe essere fatta entro il 31 dicembre per inserirla nel piano triennale. Il centro Padre Nostro: «Danno per il quartiere». L’assessore Orlando: «Chiederemo proroga»
di Giancarlo Macaluso, 18 Ottobre 2022
Il progetto commissionato dal centro «Padre Nostro» e ceduto all’amministrazione lo avevano fatto benedire persino a Papa Francesco quando venne in visita in città, nel 2018. Quelle carte sull’asilo nido che avrebbe dovuto nascere a Brancaccio, finanziato con 3,5 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione, sembrava nascere sotto altissimi auspici. E invece…
Invece sta naufragando irrimediabilmente, con la prospettiva non proprio remota che le somme vadano in perenzione, cioè tornino al mittente. Non c’è il tempo, infatti, al 31 dicembre 2022 per potere utilizzare i soldi. Perché manca il committente, cioè la gara d’appalto, requisito perché l’opera fosse inserita nel piano annuale delle opere pubbliche. Per la verità l’intervento con un emendamento è stato piazzato nel piano triennale nell’annualità 2023.
Ma il punto è che tutto assomiglia ormai a una corsa disperata, a una partita col finale già scritto, quello della sconfitta. E questo in una città in cui meno della metà dei bambini riesce a trovare posto in un nido. Dato che fotografa una povertà educativa che comincia sin dalla nascita per chi ha la sfortuna di nascere a queste latitudini.
Il quartiere, quello di «Tre P», è quello che è. Molto cemento, molta povertà, vaste sacche di disagio sociale. Una struttura nuova di zecca come l’asilo servirebbe molto, anche perché coprirebbe, secondo una relazione, il 22 cento del fabbisogno della zona. Un miraggio, ormai.
«Speriamo di no – si augura Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro -. Ci assicurano dal Comune che ce la metteranno tutta per evitare il disastro della perdita del finanziamento che rappresenterebbe un danno per il quartiere».
L’area su cui l’edificio dovrebbe sorgere è del Comune ed è proprio accanto alla rotonda Norman Zarcone. Ha una capacità di 60 posti, di cui 12 dovrebbero essere a titolo gratuito. La struttura in progetto si sviluppa su una superficie lorda complessiva di 2.286 metri quadrati, suddivisi in 380 mq. circa di superficie coperta e 600 mq di area esterna recintata per giochi. L’edificio da realizzare è un padiglione indipendente, disposto su due livelli, direttamente collegato all’area esterna di pertinenza, senza alcuna barriera architettonica per facilitare l’accesso e il transito di passeggini e di portatori di handicap.
È prevista la fornitura di tutti gli arredi dell’asilo, degli uffici e degli spazi dedicati ai genitori, oltre alla fornitura di tutte le attrezzature per la cucina e la dispensa.
«Per ben due volte – spiega ancora Maurizio Artale – si è dovuto rielaborare il prezziario perché tutto il tempo che si è perduto ha provocato nel frattempo l’aumento dei beni e dei materiali con la conseguenza che si è dovuti intervenire per rimodulare il quadro tecnico».
«La cosa che emerge – polemizza l’assessore ai Lavori pubblici, Totò Orlando – è che al di là delle passerelle in passato c’è stata una scarsa considerazione per il mondo della scuola. Non si è fatto granché per calare sul territorio interventi concreti».
Il nome del progettista, in questa storia, non è secondario. Il piano, pagato dal centro Padre Nostro, proviene infatti dallo studio di Fabio Seminerio. Si tratta del professionista che finì agli arresti – assieme ai colleghi Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone – nell’ambito dell’inchiesta «Giano Bifronte» che si abbatté sul Comune dove c’era il sospetto della presenza di una «cricca» dagli interessi obliqui. Pare – ma qui trovare conferme è davvero complicato – che la precedente amministrazione abbia rallentato il cammino del progetto proprio per questo motivo.
«Da parte nostra – spiega l’assessore Orlando – tenteremo di non fare morire l’idea di avere l’asilo nido a Brancaccio. Ci piace il progetto e vogliamo coltivarlo. Ci siamo attivati in sede ministeriale col sindaco – conclude Orlando – per cercare di rinviare la scadenza del finanziamento visto che a differenza degli altri è stato concesso nel 2019, tre anni dopo il primo blocco che invece porta data del 2016».
Degli otto milioni promessi dal governo Conte non c’è traccia.
Anche la piazza con l’agorà è sempre più lontana
Ma oltre all’asilo perso c’è di più. Anche la piazza di Brancaccio – per ricordare padre Pino Puglisi e per celebrare la visita di Papa Francesco del 15 settembre 2018 – non si farà. Al momento. Degli otto milioni di euro promessi dal governo Conte non c’è traccia. La Regione prima avrebbe dovuto procedere all’esproprio del cosiddetto fondo Bagnasco e poi destinarlo al Comune. «Non si è registrato nulla di tutto questo – spiega Maurizio Artale presidente del centro Padre Nostro che ha commissionato il piano urbanistico -. Dobbiamo purtroppo fare i conti con un’altra opera che si allontana drammaticamente».
Anche in questo caso il progetto era stato realizzato dallo studio Seminerio. Il cui progetto, come quello dell’asilo, è stato donato all’amministrazione comunale dal Centro di accoglienza Padre Nostro, fondato proprio da don Puglisi. Nelle intenzioni, la piazza doveva avere un’estensione circa di 14.500 metri quadrati ed è caratterizzata dal percorso dell’acqua, dalla cavea e da un piccolo padiglione che doveva ospitare un caffè culturale. Sulla vasca è previsto lo specchiarsi di un gruppo di sculture, mente l’anfiteatro all’aperto, esteso circa 650mq che potrebbe ospitare circa 350 persone per attività culturali che saranno fruibili da tutta la comunità. L’intervento prevedeva la realizzazione della viabilità principale, dei parcheggi, dell’illuminazione pubblica e dalla costruzione di una rotonda che completerà il progetto urbano di qualificazione e valorizzazione di quest’area.
Il disegno della piazza prevede ampie zone pedonali e porzioni a verde che svolgeranno funzioni paesaggistiche, ma anche ludiche e di schermatura delle costruzioni poste al confine della piazza stessa. Il sistema del verde sarà integrato da specie arboree ospitate con sistemazione «in vaso» in panchine appositamente disegnate e realizzate per la piazza ed identificheranno con la loro posizione punti privilegiati di sosta.
«L’intervento – spiega Artale – aveva anche l’obiettivo di mettere in connessione il quartiere con il resto della città visto che ad oggi l’accesso è garantito sostanzialmente dalla via Fichidindia. Non solo – prosegue – ma la costruzione della agorà metterà poi in connessione col futuro polo parrocchiale, dove è previsto il trasferimento delle spoglie di Padre Pino Puglisi».
Anche su questo punto l’amministrazione comunale attende la formazione del nuovo governo per intavolare una discussione su questa infrastruttura che il quartiere attendeva con molto interesse.
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