Se entro dicembre non sarà aggiudicata la gara, revocati i 3,5 milioni di finanziamento. Parla Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro: se salta il progetto, sarà un favore alla mafia
Giacomo Gambassi, martedì 18 ottobre 2022
È stato benedetto anche da papa Francesco. Ma adesso l’asilo nido che a Palermo sognava padre Pino Puglisi e che porterà il nome del prete ucciso dalla mafia rischia di non vedere mai la luce. «Se entro il 31 dicembre non ci sarà l’aggiudicazione dell’appalto, il finanziamento salterà. E senza quei soldi dovremmo dire “addio” all’intero intervento», denuncia Maurizio Artale. È il presidente del Centro Padre Nostro che il sacerdote “scomodo” aveva fondato nel quartiere “dimenticato” di Brancaccio e che sta trasformando il volto dell’ex bunker della malavita con iniziative e servizi sulle orme del beato. Da qui l’appello di Artale al neo-sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e al nuovo governo nazionale per salvare la scuola.
L’asilo nido è il piccolo, grande sogno che aveva il parroco della “rivoluzione evangelica”. Convinto che il riscatto della sua gente partisse dall’educazione dei più piccoli. Sembrava che il suo desiderio – alla vigilia del trentesimo anniversario dell’uccisione che cadrà nel 2023 – fosse a un passo dal concretizzarsi. Terreno concesso dall’amministrazione comunale dove si trovava una discarica abusiva. Progetto pronto e donato al Comune dal Centro Padre Nostro, anche attraverso i fondi raccolti fra i lettori di Avvenire e con il contributo della Fondazione Giovanni Paolo II, la onlus per la cooperazione e lo sviluppo sostenuta dalla Cei e dalle diocesi della Toscana. Via libera di papa Francesco che durante la sua visita a Palermo nel 2018, per i 25 anni dall’omicidio di padre Puglisi, aveva benedetto l’iniziativa davanti ai familiari del sacerdote. Tre milioni e mezzo di euro stanziati dallo Stato, durante il governo Conte I, attraverso il Fondo di sviluppo e coesione. Soldi, però, che adesso potrebbero essere revocati.
«Sta per nascere il nuovo esecutivo nazionale – dice Artale –. Se ha a cuore don Puglisi e la sua eredità cara anche al Papa, deve inserire fra i suoi primi atti quello per salvare l’asilo del beato: la proroga per il finanziamento». In realtà, una dilazione era già stata concessa lo scorso anno. Sempre per i ritardi del Comune. Il presidente del Centro chiama in causa la precedente giunta, quella targata Leoluca Orlando, che non aveva inserito il progetto nel piano triennale delle opere pubbliche: condizione necessaria per sbloccare la somma decisa a Roma. Poi, però, un emendamento aveva piazzato il plesso nell’annualità 2023. Le elezioni amministrative e il passaggio di consegne hanno rallentato di nuovo l’iter. «Don Pino non può essere morto invano – sostiene Artale –. Affossare il suo asilo vuol dire offrire un assist alla malavita. Come aveva intuito padre Puglisi, per demolire lo zoccolo duro che alimenta la mentalità mafiosa occorre guardare ai bambini. Se tutto ciò non lo si intende fare, è bene ammettere con onestà che la lotta alla mafia non è un’urgenza. Perché non la si può demandare solo alle forze dell’ordine e alla magistratura. Insegnare fin da piccoli a dire “permesso”, “grazie” e “scusa”, come ricorda papa Francesco, significa impostare la vita nel segno del rispetto e della giustizia. Non basta solo continuare la caccia al super latitante Matteo Messina Denaro…».
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