Il Presidente della Provincia di Firenze in visita in Israele e Palestina
di Andrea Barducci* (pubblicato su Toscana Oggi)
Gerusalemme, Betlemme, Nablus, Haifa, le rovine di Sabastya, la tomba di San Giovanni Battista, la chiesa della Natività, il Santo Sepolcro, il campo profughi di Balata, le case dei palestinesi che ci hanno accolti amichevolmente con bicchieri di tè caldo, il Muro, le colonie, i check point e altro ancora. Sono tante le immagini che mi porto dietro dal viaggio in Terra Santa dello scorso luglio, insieme alla convinzione sempre più forte che dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione su queste terre e sulle enormi contraddizioni che le segnano.
Il desiderio di visitare la Palestina e Israele è nato all’incirca un anno fa, e finalmente, all’inizio dell’estate, sono riuscito a partire. Non nascondo che si è trattato di un’esperienza che ha travalicato la dimensione politica e istituzionale per toccarmi nel vivo dell’emozione.
Ho cominciato a pensare a questo viaggio lo scorso novembre, quando, in occasione della giornata mondiale ONU per la solidarietà con il popolo palestinese, la Provincia di Firenze ha organizzato una conferenza internazionale sul conflitto israelo-palestinese. In quella sede, presenti tra gli altri il rappresentante dell’Auto-rità Nazionale Palestinese in Italia Sabri Ateyeh e la signora Raja Taher per il Comune di Nablus, ho ricevuto nuove conferme sull’importan-za del ruolo delle città e delle comunità nel costruire e mantenere in vita i processi di pace e dialogo. I Governi e gli Organismi internazionali proseguano la loro opera di definizione di alte strategie e iniziative diplomatiche, necessarie ad avvicinare le parti, a sostenere le emergenze e creare la cornice per ogni tipo di intervento. Ma sono convinto che il modello di attenzione, relazione e impegno che gli enti locali possono portare avanti agisca su un livello diverso, riuscendo a creare consapevolezza diffusa dei problemi e anche a dare vita a rapporti umani veri, e sia dunque una risorsa irrinunciabile nell’ottica di una soluzione pacifica. È per questo che abbiamo avviato un percorso insieme al Coordinamento degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, che ci porti a rilanciare con forza il tema del conflitto mediorientale nel dibattito pubblico, con la speranza di generare nuova attenzione e nuove iniziative di pace anche a livello degli enti locali. La marcia per la pace Perugia-Assisi che si svolgerà il prossimo 25 settembre rappresenta un appuntamento importante in questo senso, e vorrei rivolgere un appello affinché la partecipazione sia più numerosa possibile. Sicuramente il messaggio di quella giornata sarà rivolto anche alla Palestina, alla luce della votazione sul riconoscimento dello Stato Palestinese che si terrà a breve all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La Provincia di Firenze è da anni presente in Palestina, coerente con il ruolo che la nostra comunità ha svolto storicamente come costruttrice di pace. Così, a circa metà del mio mandato amministrativo, ho deciso di raccogliere l’invito del sindaco di Nablus a recarmi in Palestina per rinnovare il nostro decennale gemellaggio e verificare con i miei occhi i risultati di alcuni progetti di sviluppo economico e sociale che ci vedono cooperare insieme, col supporto dell’associazione Medina. Ne ho approfittato per visitare Gerusalemme e Betlemme, e incontrare gli amministratori di Haifa con cui la Provincia vuole stabilire rapporti istituzionali nell’ambito dei suoi sforzi per promuovere il dialogo tra le parti.
Posso dire, come ho riportato al Consiglio provinciale al termine della missione, che c’è lì, in quella terra, un concentrato di contraddizioni e di ingiustizie che è la rappresentazione plastica, materiale, concreta, di ciò che avviene nel mondo intero. E che si avverte l’esigenza di fare qualcosa per portare un contributo alla soluzione di problemi enormi e giganteschi che attanagliano questa parte del mondo. Non esiste formula retorica in questo. Non potremo essere noi a portare soluzioni, lo sappiamo bene, ma l’aver visitato quei luoghi impone un senso di responsabilità profonda ad agire affinché quelle sofferenze, quelle difficoltà e contraddizioni possano essere attenuate e sopite. E penso che un progetto come Women Corner, che dà lavoro a Nablus a numerose donne (e quindi famiglie) che sviluppano auto imprenditorialità, sfruttando e promuovendo le eccellenze dell’artigianato tipico, possa non solo generare reddito ed emancipazione, ma rappresenti un valore anche più alto. Perché, come ha ripetuto il sindaco Adly Yaish ricevendo in Municipio la delegazione della Provincia, queste iniziative “gettano semi di speranza, aiutano i palestinesi a non sentirsi abbandonati e permettono ai giovani di sognare e impegnarsi per un futuro migliore”.
Il mio viaggio è iniziato a Gerusalemme, un luogo che è un concentrato di culture, ancor prima che di religioni. La prima cosa che mi è balzata agli occhi è quel muro, appena fuori dalla città vecchia: così alto, sovrastato dal filo spinato, a dividere realtà che invece dovrebbero rappresentare la convivenza civile tra culture e convincimenti religiosi. Quel muro rappresenta l’ingiustizia, e l’unica cosa che posso dire è che debba cadere il prima possibile. Invece la sua espansione prosegue, avvolgendo la terra e la vita dei palestinesi della Cisgiordania. Come a Betlemme. Dove, per recarci a incontrare Padre Ibrahim Faltas e visitare con lui la Chiesa della Natività, abbiamo dovuto passare i controlli del check point e sfilare sotto le torrette di controllo dislocate lungo la barriera di separazione. In questo contesto spiccano con grande evidenza e merito gli sforzi di chi si impegna a migliorare la vita di queste popolazioni, favorendo momenti di aggregazione, di dialogo e costruendo opportunità per dare strumenti ai giovani palestinesi. È il caso del centro aperto dalla Fondazione Giovanni Paolo II a Betlemme, dove ci ha guidato il carismatico Padre Faltas, mostrandoci i luoghi nei quali vengono organizzati corsi di lingua e di formazione professionale per i ragazzi del posto. Dobbiamo proseguire queste iniziative, sostenere chi si impegna così attivamente per non lasciare morire la speranza e trasformarla in azioni concrete, così come fanno molte persone e organizzazioni che ho incontrato. E insistere nell’opera di diplomazia che gli Enti locali possono svolgere, attivando rapporti anche con la parte israeliana e facilitando quell’incontro tra le parti che tutti, prima o poi, ci auguriamo si concretizzi.
- (*) Presidente della Provincia di Firenze
- (pubblicato su Toscana Oggi del 18-09-2011)
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