La Grotta del Latte di Betlemme

La Grotta del Latte di Betlemme

Thibault Joannais (Pratovecchio)

 

Girando per le vie ed i monumenti di Montevarchi (Arezzo) il viaggiatore scopre stupito che la collegiata di San Lorenzo custodisce una reliquia piuttosto insolita quanto inaspettata : il «sacro latte». «Che onorevolezza, che gloria è la tua, Montevarchi? Sei fatta tesauriero del Sancrosanto Latte di Maria Vergine, tesoro più candido della neve, più splendente del sole»1. Probabilmente donata da Carlo d’Angiò al conte Guido Guerra come ringraziamento per il contributo dato dal feudatario toscano durante la battaglia di Benevento (1266), che permise al fratello del re di Francia di conquistare il Regno di Napoli, la reliquia fu donata dal conte alla città di Montevarchi tra il 1266 e il 1270.
Il culto delle reliquie conobbe uno sviluppo senza precedente durante il periodo delle crociate. La città di Montevarchi non è l’unica a possedere una reliquia del latte di Maria: altre si trovano per esempio nella cattedrale di Oviedo, in Spagna, oppure nel paesino di Soulac-sur-Mer in Francia. Frutto di qualche crociata in Terra Santa, le diverse reliquie del «sacro latte» provengono dal santuario betlemmita della grotta del latte. «Fuori dalla città di Betlemme, a quattro o cinque minuti dal convento dei francescani, verso sud, si trova una grotta nella quale la Madonna si rifugiò con Gesù bambino per sottrarrlo alle ricerche di Erode. In questa grotta, la cui volta è sostenuta da due pilastri, vi è un altare dietro il quale si trova una roccia. Secondo la tradizione questa roccia è diventata bianca perché, mentre la Vergine santa allattava il bambino, alcune gocce del suo latte sono cascate sopra e le hanno comunicato una virtù miracolosa. La polvere di questa roccia, molto friabile, viene mischiata agli alimenti e impedisce alle balie di perdere il latte. Perciò le donne cristiane, musulmane ed ebree ne portano via tutti i giorni dopo aver detto una preghiera nella grotta».2
A Betlemme quindi, a destra di chi ammira il grandioso complesso della basilica della Natività e gli annessi conventi greco e armeno, si apre una via che in inglese ha un nome significativo: Milk Grotto Road («via della grotta del latte»), dove si trova il santuario omonimo, animato dai frati francescani della Custodia di Terra Santa. Qualche anno fa la grotta è stata restaurata: le fu restituito il suo splendore bianco che i secoli avevano messo a dura prova e sopra fu edificata la cappella della Theotokos (Madre di Dio). Quest’ultima, inaugurata il 31 dicembre 2006, fu ideata da Padre Costantino Ruggeri o.f.m. e realizzata dall’architetto Luigi Leoni. Realizzata grazie alla generosità di cristiani di diversi paesi del mondo, è di una sobria bellezza e si confà armoniosamente al raccoglimento del luogo.
Le pareti della grotta hanno un aspetto lattiginoso dovuto alle caratteristiche della roccia calcarea di cui è fatta. Mischiati con l’acqua e schiacciati, frammenti della roccia prendono le sembianze del latte. La fabbricazione di reliquie era quindi di facile accesso. Numerosi ex voto testimoniano delle virtù miracolose di questa roccia. Nel santuario sono tante le donne musulmane e cristiane che ancora oggi vengono a raccogliersi e a pregare. Le puerpere prive di latte, le mamme in dolce attesa oppure le donne desiderose di maternità bevono la polvere di roccia disciolta in acqua per richiedere l’intercessione della Vergine a loro favore. Le loro preghiere sono accolte e sopportate dai frati francescani e dalla comunità delle suore adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento.
In questo luogo di devozione femminile e interreligioso si fa memoria dell’amore materno di Maria, nella meditazione del gesto più semplice ed essenziale: l’allattamento. È qui che secondo la tradizione Maria si era rifugiata con il neonato per scampare all’eccidio ordinato da re Erode. «Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”» (Mt. 2,16-18). Mentre allattava il bambino prima della fuga in Egitto, qualche goccia del latte materno di Maria sarebbe cascata sulla pietra imbiancandola tutta. Secondo un’altra leggenda, la grotta del latte sarebbe anche il luogo di sepoltura dei santi innocenti uccisi da Erode.
Mentre fuori infuriava la bramosia di un re in preda al delirio, dentro la grotta si esprimeva la dolcezza infinita di una madre per suo figlio. Mentre fuori piombavano oscurità e tenebre di morte, le viscere di Betlemme risplendevano di luce e di speranza. Questo luogo oscuro si fece faro splendente, custodia della luce della verità. Prima di tutto per le madri di ogni generazione.

Note

1 J. Sigoni, Relazione della venuta a Montevarchi del Sacrosanto Latte della gran Madre di Dio, Montevarchi, 1653.

2 H. De Guinaumont, La Terre Sainte, Paris, 1867, p. 416.

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