27 ottobre 2009
Con la posa della prima pietra ha preso oggi il via, a Betlemme, la costruzione della prima clinica di chirurgia pediatrica della Palestina, un progetto reso possibile grazie alla collaborazione tra regione Toscana, Conferenza episcopale italiana ed altri enti e associazioni. La nuova struttura sorgerà all’interno di un complesso riabilitativo già esistente ed avrà una capienza di 40 posti letto. Su questo progetto umanitario, Sara Fornari ha intervistato il vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, mons. Rodolfo Cetoloni, e suor Donatella Lessio, del Caritas Baby Hospital di Betlemme, che hanno partecipato alla importante cerimonia di stamani:
R: Un frutto, che come tutti i frutti, ha delle radici antecedenti a questo: ha radici nel lavoro che la Chiesa fa sempre per la Chiesa in Palestina, in Israele e per tutti. Possiamo dire però che al momento c’è tanta speranza qui in Palestina; credo che questo possa essere un segno del fatto che se le piccole organizzazioni e le persone si danno da fare, si possono realizzare anche delle strutture importanti per questa popolazione.
D: Sono tante le associazioni coinvolte, la Conferenza episcopale italiana prima di tutto…
R: Sì, prima di tutto la Conferenza Episcopale Italiana, poi la Regione Toscana con l’Assessorato alla sanità, poi le banche, l’Unicoop di Firenze. Poi ci sono tante altre realtà, comuni e piccole realtà, come la singola persona, che rappresentano un grande valore. Questa è la filosofia, è la realtà che ha funzionato in questi dieci anni: dal piccolo, dalla persona che dà una parte della sua pensione, alle grosse organizzazioni. Si arrivano a realizzare delle cose meravigliose.
D: Che cosa porta questa clinica pediatrica a Betlemme?
R: Porta una chirurgia pediatrica accanto al Baby Hospital, che da anni ormai fa un grande servizio. Mancava una clinica chirurgica pediatrica. Viene data in mano alla realtà palestinese. Quindi, oltre ad essere un servizio è un atto di fiducia, è un atto di grande promozione, perché il livello è altissimo. In questo avranno ancora la cooperazione della Regione Toscana e specialmente dell’Ospedale Mayer che in queste cose, a livello mondiale, è uno dei migliori.
D: A suor Donatella del Caritas Baby Hospital chiediamo qual è la situazione concreta e quali sono le difficoltà sul campo…
R: Il nostro grazie a mons. Cetoloni e a tutta la Chiesa italiana per questa struttura che sicuramente verrà ad aiutare il Caritas Baby Hospital. Il nostro problema, per anni, soprattutto dopo la seconda Intifada e la costruzione del muro, è stato quello della difficoltà di trasferire i bambini con problemi a livello chirurgico a Gerusalemme. Per il trasferimento c’è sempre bisogno di un permesso, che a volte non ci viene accordato. Purtroppo abbiamo avuto casi di bambini che sono deceduti nell’attesa di avere questo permesso. Questa clinica ci permetterà appunto di oltrepassare un muro che non esiste qui a Betlemme e di poter trasferire tranquillamente i nostri bambini, poter salvare le loro vite e dare alle famiglie la gioia perché il bambino è guarito.
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