La lettera per la Quaresima di monsignor Giovannetti
Carità, è questa la parola d’ordine scelta dal Vescovo per la Quaresima. «La carità non avrà mai fine» è infatti il titolo della lettera scritta per questo periodo di preparazione alla Pasqua da monsignor Giovannetti. Il percorso si snoda seguendo il brano dell’«elogio della Carità» che si trova nella prima lettera ai Corinti scritta da San Paolo. Ma il Vescovo scende poi nell’attualità indicando alcune emergenze che necessitano di carità. Prima di tutto la crisi economica mondiale che «comincia ad avere pesanti e dolorose conseguenze» anche per le famiglie del nostro territorio. In secondo luogo – e qui c’è un richiamo diretto alla vicenda di Eluana Englaro – il tentativo di «rimuovere e nascondere la realtà della sofferenza e della morte». Infine, uno sguardo alle nazioni più povere della terra che «il processo economico contemporaneo sembra condannare a diventare sempre più povere in futuro».
LA GRATUITÀ. Il Vescovo scrive che «se Paolo stende l’elogio della carità è perché spera di far comprendere ai Corinzi che essa non è una virtù tra le altre, ma la sola forza in grado di metterci in profonda e feconda comunicazione con l’opera redentrice di Cristo». Perché «la carità è una forza di trasformazione attraverso la quale la redenzione di Cristo continua ad agire nel mondo e nella vita dei credenti». Ma la forza profonda della carità è la sua gratuità. Il cristiano infatti, secondo mons. Giovannetti, «ama perché è amato e continua a far esperienza di questo amore che ci raggiunge – tutta la vicenda di Paolo ne dà testimonianza – proprio nella vita della comunità, nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio, nella liturgia, nei sacramenti». Per questo, sottolinea il Vescovo, «occorre curare con grande attenzione i momenti privilegiati della vita della comunità cristiana».
LA CARITÀ È CREATIVA. Nello stesso tempo, secondo San Paolo, «le azioni straordinarie, i gesti strabilianti, i record spirituali non valgono nulla se non alimentano la carità vissuta». Anzi, «possono addirittura diventare un grande ostacolo se non addirittura un pericolosissimo inganno nei confronti di sé stessi e degli altri: l’illusione, cioè, che la vita cristiana consista prima di tutto e soprattutto in tali manifestazioni, le quali si accompagnano il più delle volte con la presunzione e con un forte senso di superiorità». Insomma, scrive il Vescovo, «l’assenza di amore non rende semplicemente inutili o dannose le nostre presunte buone azioni: la mancanza della carità rende assurda e vuota l’intera esistenza». Non solo. «Non può esserci vera esperienza dell’amore di Dio – sottolinea – se non a partire da una sincera comunione tra coloro che gli appartengono». Ma la carità ha anche un’altra caratteristica: è creativa. Infatti, «modifica le situazioni che si trova di fronte: è dinamica, costruttiva» e agisce perché «dove c’è odio possa esserci l’amore, dove l’offesa il perdono, dove la discordia l’unione». Quella di San Paolo «non è tanto una riflessione astratta sull’idea della carità, ma una descrizione del suo quotidiano e umile agire nella storia».
LE EMERGENZE. Proprio per questo il Vescovo con l’Apostolo rivolge «un invito pressante a tradurre in vita concreta il comandamento dell’amore». E qui mons. Giovannetti indica le emergenze di oggi. Innanzitutto la crisi economica che ha portato alla «perdita del posto di lavoro» o «a lavori precari e instabili». Una situazione di fronte alla quale la Chiesa sta cercando di offrire aiuti concreti. Per questo il Vescovo ricorda l’opera della Caritas diocesana attraverso i Centri di ascolto e ai «numerosi progetti mirati» per una sempre più puntuale opera di assistenza. In secondo luogo, mons. Giovannetti pone il lavoro delle Case di accoglienza, «assai numerose e attive nella nostra diocesi». «Situazioni di povertà, di malattia, di disagio sociale – continua – che trovano nelle nostre strutture un’accoglienza e una cura davvero ammirevoli». Altri luoghi dove la carità viene impegnata sono gli ospedali e le case di riposo. «Anche recenti vicende – qui il richiamo del Vescovo alla vicenda Englaro è chiaro – ci hanno ulteriormente confermato come la cultura del nostro tempo tenda a rimuovere e nascondere le realtà della sofferenza e della morte: un clima che rende tanto più preziosa e necessaria la testimonianza della carità cristiana proprio nei luoghi in cui tendono ad affermarsi mentalità profondamente ostili al rispetto per la vita umana nella sua integralità». In questo settore mons. Giovannetti cita l’importante opera delle Misericordie e dell’Unitalsi. Poi c’è la famiglia «luogo dove la carità chiede di essere esercita con grande generosità»: il Vescovo ricorda i gruppi famiglie della diocesi che si impegnano concretamente in questo settore. Infine il richiamo alle nazioni povere del mondo: «Anche in questo caso non mancano in diocesi strutture molto concrete e attive». La diocesi infatti è impegnata ad aiutare concretamente il Brasile, il Burkina Faso, la Terra Santa e il Congo. Proprio la raccolta della Quaresima sarà dedicata ad uno di questi paesi. Mons. Giovannetti richiama poi i laici al loro impegno «assolutamente necessario» nella Chiesa: l’Azione cattolica e gli altri movimenti ecclesiali hanno un ruolo decisivo.
LA VIA MIGLIORE. Insomma, secondo il Vescovo, la carità è la «via migliore» contro la quella logica dell’individualismo che, ieri come oggi, finisce per ridurre l’esistenza a una lotta senza quartiere per sopravvivere e affermare sé stessi». «Paolo, insomma, vuol difendere l’originalità dell’annuncio cristiano, il quale si colloca tutto sul versante dell’amore di Dio per l’uomo: un amore totalmente gratuito e creativo, universale e fecondo, – conclude mons. Giovannetti – che non si rassegna mai, ma comincia sempre di nuovo ad amare».
Simone Pitossi
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