Qualche lettura
Criscuolo, Roberto Menini (1837-1916). Arcivescovo cappuccino, vicario apostolico di Sofia e Plovdiv, Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 2006, pp. 918
La storia del cappuccino Roberto Minini appare particolarmente interessante nel panorama del cristianesimo della seconda metà del XIX secolo: nato a Spalato, studente di Giurisprudenza prima a Graz e poi a Vienna, giovane e brillante praticante presso un avvocato viennese, nel 1860 decide di entrare nell’ordine dei cappuccini, a Trento, dove compie i suoi studi teologici, che si concludono nel 1865, dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta il 3 luglio 1863. Pur compiendo numerosi viaggi in Dalmazia e in Italia Settentrionale fino al 1890 la sua residenza rimane nel Trentino, primo a Rovereto, poi a Ala e infine a Trento, dove gli giunge la notizia della sua nomina a vescovo coadiutore di Sofia e Plovdiv. Da questo momento fino alla morte nel 1916 le sue energie saranno interamente dedicate alla missione in Bulgaria nel tentativo di rafforzare la presenza del cattolicesimo, a ogni livello, anche a corte, con la ricerca del sostegno spirituale e economico da parte della Santa Sede e dell’Occidente tanto che numerosi saranno i suoi viaggi in Europa per raccogliere le risorse necessarie per le attività pastorali della sua diocesi. A questa straordinaria figura Vincenzo Criscuolo ha dedicato molti anni di ricerche, inseguendo le tracce di Minini in mezz’Europa; il risultato di queste ricerche, fondate in gran parte su documentazione inedita oltre che su un’attenta lettura della bibliografia esistente, è un corposo volume nel quale lo studioso ripercorre, in dettaglio, le vicende biografiche del padre cappuccino, mettendo bene in evidenza il ruolo di Minini in Bulgaria e, più in generale, nell’area balcanica nella quale egli si trovò a operare. Tra i molti meriti di questo volume è opportuno ricordare che si tratta di un saggio che può apparire di non facile lettura per le sue dimensioni, ma che in realtà avvince il lettore per la capacità dell’autore di ricostruire la vita di Menini con chiarezza, competenza e precisione. Infine le tante indicazioni bibliografiche e archivistiche costituiscono un prezioso strumento per chi volesse approfondire le vicende storiche della presenza dei cattolici nei Balcani dalla metà del XIX secolo fino alla seconda guerra mondiale.
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Fiume, Giovanni Diodati. Un italiano nella Ginevra della Riforma. Traduttore della Bibbia e teologo contemporaneo, Roma, Società Biblica Britannica & Forestiera, 2007, pp. 150
Nel 2007 si è celebrato il 400° anniversario della prima traduzione della Bibbia in italiano da parte di Giovanni Diodati (1576-1649), la cui fortuna è stata enorme non solo nel mondo riformato ma nella cultura italiana, dal momento che per secoli ha rappresentato l’unico tentativo di proporre al pubblico italiano il testo biblico in una traduzione scientificamente fondata, pur ta le censure e i pregiudizi che hanno accompagnato questa traduzione per secoli. Alla figura di Diodati, Emanuele Fiume, studioso della Riforma, dedica un saggio, nel quale ripercorre le vicende biografiche del traduttore inserendole nel contesto ginevrino nel quale Diodati operò. Ne esce così un quadro del mondo riformato italiano a Ginevra tra la fine del XVI secolo e l’inizio del successivo che consente di comprendere le ragioni profonde della traduzione del Diodati e ne spiega, in parte, anche il suo affermarsi rapidamente tanto che alla prima edizione ne seguì una seconda «migliorata e accresciuta» del 1641. L’agile volume, che è stato reso possibile per il sostegno economico della Società Biblica Britannica & Forestiera in Italia nell’ambito delle iniziative per il recupero della memoria storica delle traduzioni in italiano della Bibbia, è poi impreziosito da un’appendice di Mario Cignoni che offre un quadro, necessariamente sintetico, sulla diffusione della Bibbia Diodati fino alla sua revisione affidata a un Comitato di studiosi evangelici, che concludono il loro lavoro nel 1924, quando venne pubblicata la Diodati riveduta. Il volume si conclude con la riproduzione di alcuni passi biblici tradotti dal Diodati, che mostrano ancora la fresca passione per il dialogo con la Parola di Dio che guidò Diodati oltre quattro secoli fa nella sua traduzione.
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Il Vaticano II in Emilia Romagna. Apporti e ricezioni, a cura di Maurizio Tagliaferri, Bologna, EDB, 2007, pp. 520
Nel dicembre 2006 il Dipartimento di teologia dell’evangelizzazione della Facoltà di Teologia dell’Emilia Romagna ha organizzato un convegno su L’apporto della Chiesa di Bologna al concilio Vaticano II e la ricezione del concilio nelle Chiese dell’Emilia Romagna con lo scopo non solo di fare un bilancio degli studi su questo tema, ma anche di promuovere nuove ricerche, soprattutto nel campo della recezione del concilio Vaticano II in una comunità locale. La pubblicazione degli atti, a cura di Maurizio Tagliaferri, docente di Storia della Chiesa della Facoltà e segretario generale dell’Associazione italiana di professori di storia della Chiesa, offre un interessante contributo alla conoscenza del Vaticano II, indicando al tempo stesso itinerari per ulteriori ricerche. Il volume si articola in due parti asimmetriche; nella prima si affronta il tema della Chiesa di Bologna e il concilio Vaticano II con due significativi interventi che trattano di due aspetti circoscritti ma assai significativi per la storia del Vaticano II e della sua recezione: il ruolo del cardinale Lercaro nei lavori del Vaticano II, dai suoi interventi in campo liturgico e nel dibattito ecclesiologico fino alla sua partecipazione al dibattito sul dialogo tra Chiesa e mondo contemporaneo, e il contributo della Chiesa bolognese, con particolare riferimento a don Giuseppe Dossetti, alla riflessione conciliare sulla modernità. Questa prima parte si conclude con una appassionata testimonianza di mons. Luigi Bettazzi, attualmente vescovo emerito di Ivrea, al tempo del concilio vescovo ausiliare di Bologna, sul concilio nella vita della Chiesa e del mondo. La seconda parte è interamente dedicata a una presentazione della celebrazione del concilio e della recezione di alcuni aspetti nella realtà diocesane dell’Emilia Romagna, compresa l’arcidiocesi di Bologna; particolare rilievo, nella prospettiva di un recupero complessivo del ruolo dei vescovi e delle diocesi italiane al Vaticano II, sono le pagine dedicate alla Conferenza Episcopale emiliana e flaminia, dal momento si tratta di un tema, le Conferenze episcopali regionali e il Vaticano II, spesso ignorato dalla storiografia, nonostante il ruolo giocato dalle Conferenze episcopali regionali durante il concilio e poi, soprattutto, nella promozione e nell’orientamento della recezione dei documenti conciliari. Attraverso contributi di diverso spessore, anche in relazione alla disponibilità delle fonti e ai personaggi trattati, si viene configurando un quadro assai articolato della partecipazione dell’episcopato dell’Emilia Romagna al Vaticano II, con alcune interessanti novità nella definizione delle forme e del contenuto della prima recezione del concilio, come nel caso dell’arcivescovo di Ravenna mons. Salvatore Baldassari, uno dei più attenti sostenitori dell’aggiornamento conciliare. Il volume, che si segnala per il rigore scientifico con il quale sono affrontati i vari temi, non solo contribuisce in modo significativo alla conocenza della storia della partecipazione della Chiesa in Italia al Vaticano II, ma mostra la necessità di procedere, nell’avvicinarsi al 50° anniversario dell’indizione del Vaticano II, a un recupero sistematico della memoria della partecipazione dei vescovi e della prima recezione del Vaticano II nelle diocesi in Italia, in modo da abbandonare le eccessive semplificazioni ideologiche che, spesso, hanno frenato la conoscenza di come vissero e cosa compresero i vescovi e i fedeli in Italia del Vaticano II durante la sua celebrazione.
Riccardo Burigana
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Réformes. Comprendre et comparer les religions, edd. Pier Cesare Bori, Mohamed Haddad e Alberto Melloni, Berlin, LIT, 2007, pp. 149
Il presente volume è il primo risultato di un progetto per una riflessione interreligiosa e interdisciplinare sull’idea di riforma nelle diverse tradizioni religiose; questo progetto è stata promosso da un gruppo di studiosi nel 2004. Nel corso degli anni si sono susseguiti seminari di approfondimento e confronto, con la discussione di una serie di testi con i quali si volevano presentare le posizioni delle singole tradizioni religiose sull’idea di riforma, cercando di cogliere gli elementi di prossimità e le differenze essenziali. Si tratta di un percorso culturale per una sempre migliore comprensione del pluralismo religioso, quale elemento fondamentale per la vita della società. In questo caso gli interventi di Pier Cesare Bori (Réforme religieuse, herméneutique des origine et rationalitè), di Alberto Cavaglion (Judaïsme. Réforme des autres, notre réforme), di Alberto Melloni (Christianisme et réforme), Mohammed Haddad (Islâh: naissance et affirmation d’un paradigme), Letizia Tomassone (Le regarde des femmes sur la réforme), Saverio Marchignoli (Paradigme de la réforme et discours méta-religieux dans l’hindouisme moderne) e Amina Crisma (Esprit de réforme et confucianisme) costituiscono degli utili orientamenti per la comprensione delle dinamiche del dialogo interreligioso, segnalandosi per il loro carattere scientifico, in una bibliografia sul dialogo interreligioso sempre più vasta, anche se talvolta eccessivamente caotica.
Riccardo Burigana
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Franco Vaccari, Portici. Politica vecchia nuova passione, prefazione di Sergio Valzania, postfazione di Rodolfo Cetoloni, Roma, Editrice Ave, 2007, pp. 91
Franco Vaccari, presidente dell’Associazione Rondine, Cittadella della Pace, impegnato da anni nella ricerca della pace tra i popoli, ha raccolto alcuni suoi interventi sull’oggi sotto un titolo Portici con il quale vuole indicare l’idea che in questi anni ha animato il suo agire nel mondo: la necessità dell’incontrarsi per riflettere insieme e per condividere le speranze e i dolori di questo mondo. L’autore, che è «una di quelle persone che quando vedono un problema lo affrontano e cercano di trovare una soluzione», come lo definisce Sergio Valzania nella prefazione, condue il lettore nei «portici» della vita per confrontarsi con lui sulle questioni quotidiane, che sottendono il dibattito sui valori essenziali per questo mondo e per l’altro. Infatti il suo essere cattolico, illuminato dalla fedeltà al patrimonio spirituale e dogmatico del concilio Vaticano II, costituisce l’asse intorno al quale si snoda questa raccolta di saggi da leggere e da meditare per proseguire una riflessione senza la quale viene meno la ricerca dell’anima della vita reale, con la quale costruire un domani di pace e di giustizia. Proprio per questo i Portici «comunicano una speranza di esodo, di libertà essenziale, di incontri, e di alleanze fedeli e feconde», come ricorda mons. Rodolfo Cetoloni nella postfazione, invitando tutti a confrontarsi con queste pagine.
Riccardo Burigana
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