mons. Alberto Ablondi, Lettera sulla giornata per il dialogo ebraico-cristiano
Livorno, 30 ottobre 1989
Agli
E.mi Membri della Conferenza Episcopale Italiana
Loro Sedi
Venerato Confratello
mi premuro comunicarLe una nuova importante iniziativa della Chiesa in Italia per il dialogo “Ebraico-Cristiano”.
Il Consiglio Permanente nella seduta del 28 settembre u.s. ha accolto la proposta del Segretariato per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI per la celebrazione di una giornata dedicata all’approfondimento e allo sviluppo del dialogo religioso “Ebraico-Cristiano”, e precisamente il 17 Gennaio di ogni anno.
La data precede immediatamente la “Settimana di Preghiere per l’Unità dei Cristiani”. Questa collocazione cronologica sottolinea la distinzione che il “dialogo” con gli Ebrei deve avere dall’Ecumenismo. Nello stesso tempo la vicinanza delle due celebrazioni suggerisce l’attenzione ai valori comuni, soprattutto fondati nella Bibbia, che Ebrei e Cristiani condividono.
Poiché si tratta di muovere i primi passi di una nuova esperienza, a nome del Segretariato mi premuro sottolineare:
Lo spirito della “giornata” è l’approfondimento del dialogo religioso Ebraico-Cristiano attraverso: una maggiore conoscenza reciproca; il supera mento dei pregiudizi; la riscoperta dei comuni valori biblici; iniziative comuni per la “giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”; e, dove possibile, scambi di visite in forme diverse.
L’opportunità di rendere nota l’iniziativa ed il suo spirito nelle diverse Comunità parrocchiali, religiose e associative della Diocesi.
L’utilità di coinvolgere nella preparazione il Delegato Diocesano e la Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo.
Un eventuale rapporto con Comunità Ebraiche, in analogia con il rapporto che, anche nella preparazione di questa iniziativa, il Segretariato per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI han tenuto con le espressioni dell’ebraismo in Italia.
L’attenzione nel precisare come l’iniziativa risponda solo alle esigenze di un dia:logo religioso, con esclusione quindi di qualunque riferimento politico; nello Spirito cioè dei documenti Conciliari e dei documenti precedenti della CEI.
Infine, per alcune indicazioni bibliografiche e per elementi di documentazione, Voglia gradire la allegata scheda.
Con fraterno augurio di buon lavoro, con gratitudine per l’attenzione in unione di preghiera.
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mons. Pietro Giachetti, La celebrazione in forma ecumenica del battesimo dei figli delle coppie interconfessionali Pinerolo, 14 giugno 1990 In data 14 giugno 1990 ho firmato il documento La celebrazione in forma ecumenica del battesimo dei figli delle coppie interconfessionali. Queste indicazioni pastorali valgono come orientamento per la diocesi di Pinerolo e andranno in vigore quando la Chiesa evangelica valdese si sarà pronunciata in merito alle richieste delle coppie interconfessionali. Il documento, come si dice nel testo, è il frutto di un ampio lavoro di consultazione. Ho consultato anche il segretario CEI per l’ecumenismo e il dialogo e il segretario del Segretariato per l’unità dei cristiani, che hanno dato parere positivo. Con questo documento, la diocesi di Pinerolo dà la sua risposta alle richieste del gruppo di coppie interconfessionali (27 aprile 1985), accogliendo alcune proposte da esso presentate. Il documento ha un grande valore ecumenico e pastorale. In questo spirito va accolto e recepito. Indicazioni pastorali In data 27 aprile 1985 il gruppo delle coppie interconfessionali ha fatto giungere alle Chiese locali (1° distretto valdese e diocesi cattolica di Pinerolo) una «proposta» in merito al battesimo dei figli di coppie miste. Quattro erano le richieste avanzate: 1 – La possibilità di un battesimo celebrato in forma ecumenica in una delle comunità; 2 – La doppia registrazione di questo battesimo; 3 – L’esigenza che tale battesimo non significhi appartenenza esclusiva e definitiva alla Chiesa in cui è stato celebrato; 4 – La necessità di una «catechesi ecumenica». Sull’argomento c’è stata un’ampia consultazione di teologi italiani, del Segretariato per l’unità dei cristiani (nella persona di padre Duprey) e del segretario CEI per l’ecumenismo e il dialogo; parallelamente il confronto e lo studio si è sviluppato nel Consiglio presbiterale, nelle riunioni presbiterali in zona, nella commissione diocesana per l’ecumenismo e nel consiglio pastorale diocesano. Al momento attuale della riflessione ci sembra di poter enucleare le seguenti indicazioni pastorali: I – Nel battesimo i cattolici, come tutti i cristiani, confessano l’opera del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che introduce i credenti nell’alleanza nuova e fa di loro delle nuove creature, costituendo la promessa e la caparra della salvezza.1 II – Non possiamo che rallegrarci del fatto che esiste già un reciproco riconoscimento ufficiale ed esplicito del battesimo celebrato nell’altra Chiesa;2 questo riconoscimento però non è ancora stato formulato in un documento comune cattolico-valdese. III – Quando la coppia interconfessionale lo richieda, è possibile un battesimo celebrato in forma ecumenica: questo battesimo avviene in una Chiesa secondo la liturgia in vigore e con opportuni adattamenti del rito e delle preghiere, con la presenza dell’altra Chiesa e con la partecipazione attiva di un ministro o di una persona qualificata, che può rivolgere un messaggio e fare una preghiera. Naturalmente il battesimo in forma ecumenica ha senso, soltanto se c’è un regolare cammino delle comunità locali o se la coppia mista vive una sincera tensione verso l’unità dei cristiani. La forma ecumenica della celebrazione non deve ridursi a esteriorità o folclore. IV – La comunità, in cui il battesimo viene celebrato, è tenuta a registrare il suddetto battesimo nel regolare registro, mentre l’altra annota questo evento nella maniera ritenuta più adeguata. V – Le due comunità devono farsi carico dell’educazione del battezzato in vista della sua confessione di fede cristiana. Nella misura in cui le Chiese si fanno carico del cammino di fede e dei problemi pastorali delle coppie miste, cresce anche l’urgenza di una catechesi animata da vero spirito ecumenico. I primi responsabili di questa catechesi sono i genitori stessi, che rendono presenti all’interno della famiglia le loro rispettive chiese. VI – Il bambino, ricevendo il battesimo, per la forza dello Spirito è unito al Corpo di Cristo attraverso questa Chiesa concreta nella quale è battezzato e alla quale farà prevalente riferimento durante il cammino della sua formazione. Questo però non esclude l’attivo interessamento dell’altra Chiesa, che è stata presente al momento del battesimo e ha deciso di farsi carico solidarmente della sua maturazione di fede. Il battezzato, fatto adulto nella fede, potrà scegliere di confermare questa sua fede in una Chiesa senza escludere l’apertura ecumenica e la presenza attiva nell’altra, o specialmente vivendo nella tensione verso quella unità che Gesù ha promesso ai suoi e per la quale ha pregato (Gv. 17,21). Queste indicazioni pastorali valgono come orientamento per le comunità cattoliche della diocesi di Pinerolo; si auspica però la formazione di una Commissione mista cattolico-valdese a livello locale, per poter giungere a delle indicazioni pastorali comuni. ______________________________________ 1. Non siamo concordi (cattolici e valdesi) nell’interpretare e nello spiegare il rapporto esistente tra l’opera della Trinità SS. e l’azione della Chiesa che celebra il battesimo in obbedienza al suo Signore: per i valdesi l’azione della Chiesa è predicazione e annuncio di quest’opera; per i cattolici è segno efficace di quest’opera. Probabilmente dovremo superare le formule e le frasi fatte delle nostre teologie per ricomprendere il battesimo nell’ottica biblica del «memoriale» e dell’«alleanza nuova» e per sviluppare un’adeguata «teologia dello Spirito Santo». 2. Per la Chiesa Valdese si veda il Regolamento sulle persone nella chiesa. Art. 18 n. 2. Da parte cattolica si veda il Direttorio ecumenico della diocesi di Pinerolo (8 dicembre 1970), n.14, p.21.Share this content: