Toscana Oggi n.39 del 2 Novebre 2008
Speciale Fondazione Giovanni Paolo II
di Vincenzo Ceccarelli (*)
Spesso in questi anni mi sono chiesto se una Provincia o un Comune potessero impegnarsi nella cooperazione internazionale. Se questo lavoro potesse essere utile alla comunità locale che ci ha eletti per essere governati, per migliorare la qualità della vita nel nostro territorio. Questa domanda non va sottovalutata, oggi che più di ieri molte amministrazioni locali sono impegnate nella cooperazione internazionale. Ho sempre dato a me stesso e a chi me lo chiedeva una risposta affermativa. Sono convinto che il Sindaco di un Comune piccolo o grande, di una Provincia sia chiamato, fra i suoi compiti istituzionali, a lavorare per un progetto più vasto come può essere collaborare con altre Istituzioni o Enti per aiutare chi soffre, per intervenire in aiuto di chi ha meno di noi. In una parola per realizzare progetti non immediatamente legati al nostro territorio.
Cinquanta anni fa, nel 1958, il sindaco di Firenze Giorgio La Pira invitò a Palazzo Vecchio sindaci e uomini politici di molti Paesi del Mediterraneo che non comunicavano per provare a trovare strade di dialogo e di cooperazione. Quei colloqui, che si ripeterono per alcuni anni, ebbero molta risonanza. Iniziò un processo lento e faticoso di dialogo fra città, amministrazioni locali che oggi ha portato certamente a una maggiore e migliore conoscenza a livello internazionale.
Uno dei motivi della cooperazione è anche quello di far avvicinare popolazioni che la carta geografica indica come lontane. I gemellaggi, oggi così frequenti, sono una dimostrazione che dialogare a livello locale è possibile e, in taluni casi, può portare anche a frutti insperati. Vi è poi un altro aspetto importante. La cooperazione internazionale, il mettersi insieme con altri, mostra che è necessario il dialogo sul nostro territorio. Che un Comune, una Provincia da sola può fare poco, ma che insieme ad altri può fare molto. Il nostro territorio ha necessità di una rete di rapporti e relazioni, lavorando insieme si costruisce quella rete di rapporti che fa crescere il nostro territorio in modo significativo. Non potremmo fare oggi cooperazione da soli, ma siamo chiamati a farla insieme ad altri soggetti. Ecco allora che la rete di relazioni diviene inevitabile. I frutti di questa rete, di queste reti si stanno vedendo nella nostra Toscana, così ricca di volontariato, così di ricca di istituzioni, di fondazioni che operano da anni a favore del sud del mondo.
Vi è poi un’ultima considerazione per la quale è opportuna la cooperazione internazionale. Oggi viviamo in un mondo che necessita di una profonda riflessione sul nostro stile di vita, sulla qualità della vita delle nostre città. Cooperare significa mettersi in discussione, porsi delle domande e provare a darsi delle risposte. Lavorare insieme a persone e Istituzioni del sud del mondo non può che aiutarci a ripensare ai nostri stili di vita, a valutare criticamente come viviamo e cosa consumiamo. In particolare, vorrei terminare questa mia breve riflessione sottolineando come per la nostra Provincia di Arezzo sia stato utile il rapporto e le relazioni intercorse con la Repubblica Dominicana, il Brasile, i Balcani, l’india, la Palestina e con Israele. Due popoli, questi ultimi, che stanno faticosamente cercando la pace e lo sviluppo e che in questo possono essere aiutati e possono aiutarci a loro volta. La pace così come la cooperazione e il dialogo hanno bisogno del lavoro quotidiano di tutti gli uomini e le donne che ci credono.
(*) presidente della Provincia di Arezzo
Share this content: