Toscana Oggi n.30 del 3 Agosto 2008
Speciale Fondazione Giovanni Paolo II
In questi anni molto difficili per la comunità di Betlemme, uno dei pochi segnali positivi è stata la nascita e la crescita della cooperativa degli artigiani della città. Promossa e aiutata nella costituzione dai francescani, ha visto la luce proprio nel 2000, l’anno giubilare ricco di speranze e di prospettive di crescita. Ma anche l’anno della seconda intifada che ha bloccato, ingiustamente, i pellegrinaggi e il turismo. Senza più visitatori e acquirenti i prodotti degli artigiani, realizzati soprattutto in legno e madreperla, restavano nei negozi. Una crisi economica senza precedenti per le famiglie che è stata superata, in parte, grazie alla generosità internazionale, e grazie all’impegno della cooperativa. Gli artigiani sono stati bravi nel trovare nuovi prodotti e con l’impegno della Unicoop Firenze hanno iniziato a produrre e commercializzare in Italia taglieri, coltelli, oggetti per la cucina e ultimamente giocattoli. Nelle piccole aziende artigiane si è cercato di diversificare la produzione e tutti insieme hanno compreso che passato il momento difficile sia oggi necessario pensare a un nuovo sviluppo. L’artigianato palestinese produce, con antica maestria che si tramanda da padre a figlio, da generazioni, oggetti in legno d’olivo, madreperla, ricami, candele, oggetti di vetro, ceramiche e argenteria.
Oggi la cooperativa conta 35 aziende affiliate di Betlemme e del suo comprensorio ed è guidata da Zacharia Zacharia, titolare della più grande azienda betlemita. La cooperativa ha una sede propria realizzata con i contributi degli Stati Uniti e sta pensando a nuovi sviluppi. Perché superata la crisi, oggi sono ritornati finalmente anche i pellegrini, si pensa con forza e determinazione a un progetto di formazione che coinvolga i giovani. L’artigianato del legno d’olivo e quello della madreperla, portato dai francescani ha una storia plurisecolare. Una storia che però da sola non basta più. La concorrenza di prodotti «analoghi» realizzati in oriente a costi assai più contenuti potrebbe colpire l’artigianato di Betlemme in modo irreparabile. Ecco allora che la cooperativa ha in animo di realizzare un ampio progetto di formazione rivolto ai giovani, teso a recuperare l’arte della lavorazione (qui realizzata ancora interamente a mano e personalizzabile per ogni oggetto) e fornire strumenti per aiutare i giovani a crescere nell’apprendimento della tecnica di lavorazione, ma soprattutto sul piano commerciale e imprenditoriale.
Gli artigiani hanno lanciato questa nuova sfida: recuperare l’eccellenza della produzione e proiettarsi verso uno sviluppo economico, basato sulla formazione, che possa assicurare alla città e ai suoi abitanti, soprattutto ai giovani, un nuovo sviluppo.
Chi desidera partecipare a questo progetto può mettersi in contatto con la Fondazione Giovanni Paolo II.
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